24042024Headline:

Arsenico, tutti in fila per l’azione legale

L'avvocato Luigi Padovan

L’avvocato Luigi Padovan

Qualcuno pagherà? Ah, saperlo. Ma una cosa è certa. L’annuncio che l’associazione “FondAzione” (di cui parleremo dopo) ha reso pubblico ieri mattina ha avuto subito l’effetto ciliegia. L’una tira l’altra.  Giacché tante sono state le telefonate, soprattutto da parte di imprenditori, decisi ad accordarsi all’iniziativa intrapresa dall’avvocato  Luigi Padovan, intenzionato a chiedere i danni a Regione, Provincia, ministero dell’Ambiente e Talete a nome di privati cittadini per la questione dell’emergenza arsenico. Come? Attraverso un’azione legale davanti al giudice di pace, che possa risarcire in
qualche modo quanti sono stati costretti a spendere soldi non per loro colpa, ma per un’evidente negligenza delle amministrazioni. E sono tanti: tutti i titolari di esercizi pubblici che vendono, producono, confezionano alimentari. Centinaia solo a Viterbo.
Un esercito di piccoli imprenditori costretto a spendere da 1000 ad oltre 20 mila euro per allestire nelle sedi delle loro attività i cosiddetti dearsenificatori, dei congegni in grado di rendere potabile l’acqua fornita dal servizio idrico pubblico che sgorga dai loro rubinetti carica di arsenico, quindi non potabile. Alle spese di allestimento, inoltre, debbono aggiungere quelle per la manutenzione e la
sostituzione dei costosi filtri.  Alcuni esercenti, stretti nella morsa della crisi, sono stati costretti a chiedere un prestito in banca per saldare il conto.  Le sanzioni previste per chi non è dotato dei famigerati dearsenificatori, infatti, vanno dalla condanna a un anno  di arresto, oltre a multe fino a 40mila euro, fino alla chiusura dell’attività.
“Abbiamo depositato il ricorso della causa pilota – ha spiegato l’avvocato Padovan nel corso di una conferenza stampa – e contestualmente stiamo definendo le posizioni degli altri esercenti che si sono rivolti a noi. Non si tratta di una class action, ma di un’azione individuale volta ad ottenere, a fronte del costo dell’impianto di dearsenificazione, il risarcimento delle somme spese. Contestualmente miriamo a una riduzione sulle bollette dell’acqua dal momento che il servizio, per il quale i nostri clienti hanno sottoscritto il contratto con la Talete Spa, è a dir poco ridotto. Recenti sentenze del Tar di Roma – ha aggiunto –  hanno accolto le posizioni delle associazioni di consumatori, costituendo così un precedente specifico in materia”.
Insomma, si parte da un caso concreto, generato dall’incapacità delle pubbliche amministrazioni di risolvere un problema noto da anni.  “Ho aperto l’ attività – ha dichiarato Giuseppina Germani,  proprietaria del  ristorante del centro storico aperto 10 mesi fa, che per prima ha affrontato l’azione legale  – circa dieci mesi fa; la Asl mi obbligava ad installare  il dearsenificatore che è costato 1500 euro, e nel contempo è arrivata la bolletta dell’acqua di 600 euro. Credo sia giusto battermi per fare in modo che la mia attività venga tutelata. Se ci sarà una possibilità mi metto in gioco, dovrebbero farlo tutti”. Cifre sicuramente elevate e inevitabili dal momento che le sanzioni in cui si incorre, nel caso di violazione della legge, sono piuttosto consistenti e sfociano nel penale. E’ previsto infatti un anno  di arresto, oltre a multe fino a 40mila euro e alla chiusura dell’attività, per chi si rende colpevole della somministrazione di acqua avvelenata.
Il presidente di FondAzione, un’associazione cultura di promozione sociale, Francesco Oddo,  ha ricordato che la struttura è a disposizione di tutti gli imprenditori che vogliano recuperare le
spese sostenute per gli impianti di dearsenificazione. “Stiamo continuando a ricevere adesioni – ha concluso Oddo – e siamo fiduciosi nei risultati”.

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