Una cosa è certa: la sua candidatura sta creando attenzione e dibattito, che talvolta sfocia (o tenta di sfociare) anche nel dileggio. Lui comunque non se ne cura, o se ne cura poco, e punta tutto sulla forza delle sue idee e su quella dei nervi distesi (come la pubblicità di un famoso tè di qualche decennio fa).
Leonardo Michelini, candidato insieme a Raffaella Valeri e Francesco Serra alle primarie del centrosinistra per la poltrona di sindaco viterbese, sa quello che vuole e sa quello che deve fare.
Senta, ma lei ha le idee confuse?
“No, me le sono chiarite in corso d’opera. O forse potrei affermare che sono gli altri a non comprendere, o a non voler comprendere, quello che uno dice”.
Però domenica scorsa, a Bagnaia, insieme ai suoi due competitor, è stato banale, almeno stando a certi resoconti…
“Davvero? Io credo di aver detto cose innovative rispetto allo scenario politico viterbese. Da altri ho sentito parlare solo di problemi, io ho indicato soluzioni”.
Allora vediamo se va meglio con quest’altra. Lei è nuovo?
“Nuovo, ma non nuovissimo. Il lavoro che faccio mi impone di essere nuovo, perché un imprenditore, se non si rinnova continuamente, non va da nessuna parte. Come politico invece rivendico con orgoglio l’esperienza vissuta agli inizi degli anni ’90, che ritengo estremamente positiva”.
Lo sa che gli altri candidati, compresi Rossi e Marini (che un passato politico ce l’hanno eccome), dicono di essere tutti nuovi di zecca?
“Beati loro. Io non rinnego niente del mio passato e della mia militanza nella Dc, dove tra l’altro stato in una corrente minoritaria che faceva capo all’onorevole Franco Bruni”.
Lei è conosciuto per essere un imprenditore di successo, quindi si presume un uomo molto pragmatico. Allora, lei fa dei sogni? E, se si, cosa sogna?
“Sogno di riuscire a rivitalizzare una città che possa dare in futuro molte opportunità di crescita ai giovani, utilizzando al meglio le eccellenze di questo territorio, che tutti ben conosciamo. La cultura, la storia, l’associazionismo, il settore agroalimentare sono tutti valori da mettere a reddito. Ed è quello che io voglio fare”.
E sarà in grado di far sognare anche i viterbesi?
“Sì perché nella mia testa c’è la volontà di far riacquistare a questa città l’orgoglio di essere importante. E di diventare punto di riferimento per un territorio più vasto della Tuscia. Dobbiamo prendere consapevolezza che la qualità della nostra offerta non può essere rintracciata altrove, tanti meno nelle realtà metropolitane. Dobbiamo sapere che siamo unici”
Lei ha detto che il primo problema della città è l’occupazione. Lei ha una ricetta?
“Ho alcune idee. Una soprattutto: valorizzare le eccellenze esistenti per creare posti di lavoro per i giovani. Penso, ad esempio, alla riqualificazione del Poggino e del centro storico”.
Già, il centro storico. Qui, come la mettiamo?
“Oggi il centro storico è utilizzato in misura ridotta. Pochi giorni all’anno per farlo diventare un set cinematografico non bastano. Deve rivivere con esperimenti già collaudati in altre realtà. Oggi in centro ci abitano ottomila persone, rispetto alle 35 mila degli anni ‘70. E ci sono un milione di metri cubi di patrimonio edilizio non utilizzati. Senza considerare il patrimonio pubblico. Perché non pensare a un housing sociale che preveda la riutilizzazione dei volumi con progetti di finanziamento per l’edilizia residenziale pubblica?”.
E la periferia ce la dimentichiamo? Le frazioni, ad esempio, sono abbandonate a se stesse da tempo immemore.
“Le frazioni sono un pezzo importante della comunità cittadina. E quando si isolano non fanno altro che difendersi dalla totale assenza del Comune. Bagnaia e San Martino hanno tesori unici. Bisogna ricreare l’attrazione turistica. Ricordo che l’ultima volta che villa Lante fu utilizzata al meglio fu negli anni ’90, quando ospitò il principe Carlo d’Inghilterra. Poi più nulla. Stessa cosa dicasi per Grotte S. Stefano, dove c’è un ottimo settore agricoloa. Bisogna mettere a sistema quella produzione”.
Come giudica i suoi competitor alle primarie?
“Raffaella Valeri è ragazza molto attenta a ciò che dicono gli altri, Francesco Serra mi sembra un po’ troppo teso. Invece, ci dovremmo rilassare tutti.Perché quello che vincerà poi dovrà essere sostenuto dagli altri due”.
E, se dovesse spuntarla, chi teme di più fra gli altri candidati a sindaco?
“Viterbo i cambiamenti li accetta con difficoltà. E poi Giulio Marini è pure il sindaco uscente”.
Ma Peppe Bucia Fioroni lo manda solo?
Che amarezza
Notevole apporto alla campagna elettorale di Michelini da parte del professor Andrea Vannini, la testa più lucida dell’Università della Tuscia. Speriamo per l’ex presidente della Coldiretti che i consensi dell’illustre cattedratico siano un po’ di più di quelli (esigui) che lo stesso Vannini rimediò come candidato del PDS alle comunali del 1995.