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Il conclave non si addice ai… Fraticelli

merloE va bene che, svanito il sogno dell’aeroporto, il futuro di Viterbo si chiama Conclave. E va bene che ne è convinto l’assessore provinciale alla Cultura Giuseppe Fraticelli, che con una nota ha fatto sapere che “il conclave più lungo della storia ha sicuramente contribuito a risvegliare in ognuno di noi l’orgoglio di essere cittadini di questa terra”.

E va bene che “anche il termine conclave trae origine dalle vicende del 1270 (ahi, ahi, la data è sbagliata: durò due anni e nove mesi circa, ovvero dal 29 novembre 1268, dopo la morte di Clemente IV, al primo settembre 1271, con l’elezione di Gregorio X, ndr) quando i viterbesi chiusero a chiave i cardinali per costringerli a scegliere il nuovo capo della Chiesa”.

Meno bene che il medesimo Fraticelli rilevi “la scarsa considerazione che ci viene riservata in questo momento storico”, in quanto “l’attenzione di tutti (ma potrebbe essere diversamente?, ndr) è concentrata sull’arrivo a Roma dei cardinali elettori, ma nessuno ricorda come e perché i cardinali si rinchiudono in conclave e ne escono solo ad elezione avvenuta”.

Una considerazione, quella di Fraticelli, poco acconcia per un assessore alla Cultura.

Pur ammettendo  che l’esponente del Popolo Etrusco per la Tuscia (in pratica una sottomarca del Pdl) non abbia avuto tempo nelle ultime ore di leggere la stampa straniera e testate quali il Financial Times. Le Parisien, Le Monde, Le Figaro, El Mundo, Pubblico, Der Spiegl, Die Welt, Washington Post, Wall Street Journal, Los Angeles Times, The Times etc etc., che almeno una riga hanno dedicato a Viterbo e alle antiche vicende, affermare che il capoluogo della Tuscia abbia goduto di scarsa considerazione significa aver svogliato forse solo l’Eco di Orte (edito nella città di origine del valente assessore), giammai la quasi totalità degli organi di informazione italiani, cartacei e on line, che hanno raccontato ai loro lettori di Viterbo, di cardinali a pane acqua e di tetti scoperchiati.

Come diceva quel tale? “Per deliberare bisogna conoscere”. Sarebbe bene applicare la regola anche quando si dettano semplici comunicati stampa. 

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