All’hotel Terme Salus ci sono proprio tutti: il sindaco di Viterbo, Giulio Marini; uno dei neo eletti alla Regione, Enrico Panunzi (Pd); il presidente della Camera di Commercio, Ferindo Palombella; il segretario della Cna, Luigia Melaragni; il direttore di Unindustria, Antonio Delli Iaconi; il segretario della Cgil, Miranda Perinelli. E, naturalmente, Rosita Pelecca, leader uscente e confermata (con voto bulgaro) della Cisl provinciale.
Nell’ampio salone della struttura termale si celebra il XVII° congresso della confederazione guidata da Raffaele Bonanni. I temi sono fin troppo noti per essere elencati: terme che non ci sono, aeroporto che – favoleggiano – ci sarà, disoccupazione che c’è ed è drammaticamente crescente (un giovane su due non ha lavoro e ha scarse speranze di trovarne).
Il titolo del meeting sindacale è emblematico anche se un po’ vago, raccolto in 13 parole: «Il lavoro al centro di una società equa che deve tornare a crescere». L’aria che si respira è depressa perché ripropone uno scenario fin troppo noto rispetto a un territorio atavicamente chiuso, svogliato, che guarda al passato più che al futuro. Solo che ora l’incendio è alle porte e rischia di attaccare le mura secolari della Tuscia. Rosita Pelecca invita la rappresentanza politica a darsi finalmente una mossa. Marini raccoglie la sfida e dice che prima di abbandonare la più alta poltrona di palazzo dei Priori vuole lasciare segni tangibili del suo passaggio: «Ho preferito lavorare per la mia città, piuttosto che restare in Parlamento». Panunzi punta sulla squadra: «Alla Regione ci saranno quattro rappresentanti viterbesi, mai siamo stati così forti, ci faremo sentire». Il fronte politico è coeso, quello sindacale anche. La partita può iniziare. Ma questa volta – per favore, signori – sforzatevi di non imbarcarvi su aerei immaginifici cercando su un radar un aeroporto che non c’è. O di (ri)costruire impianti termali che al momento servono soltanto per ritemprare le membra di un esercito di fantasmi. O per fantasticare di bretelle e cinture autostradali utili soltanto a sorreggere le speranze di un territorio che è invece ripiegato su se stesso. Solo i faraoni potevano sognare in grande, ma in Egitto c’è il Nilo e splende un sole africano, qui ci sono soltanto le acque termali.