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La rinascita di palazzo dei Papi

Turisti a palazzo dei Papi

Turisti a palazzo dei Papi

“L’Italia ha un patrimonio da giocarsi nel futuro, basta solo che smetta di guardare al passato”. Vuoi vedere che Viterbo sta facendo proprio il monito del grande architetto Renzo Piano e che, invece di crogiolarsi sulla vuota retorica, comincia a dare sostanza ai propri mirabilia, che non sono il passato, piuttosto un glorioso antico?

I principali mirabilia sono cinque. Vale a dire i pontefici che furono eletti nel capoluogo nel XIII secolo. Ricordiamoli: Urbano IV, 1261-1264, il primo in ordine cronologico, fu incoronato a Santa Maria in Gradi, a lui si deve l’avvio della costruzione della Rocca di Montefiascone, istituì la festa del Corpus Domini a seguito del miracolo di Bolsena; Gregorio X, 1271-1276, fu il papa eletto al termine del più lungo conclave della storia, durato 33 mesi, tra il 1268 e il 1271, e detiene un curioso record: non avendo mai ricevuto i voti religiosi, il giorno stesso dell’elezione, il 1 settembre, fu ordinato preliminarmente sacerdote, poi vescovo, quindi cardinale; Giovanni XXI, 1276-1277, unico successore di San Pietro portoghese, morì per il crollo della sua stanza, forse provocato da un esperimento chimico mal riuscito; Niccolò III, 1277-1280, nobile rampollo degli Orsini, dimorò preferibilmente a Montefiascone e nel suo castello di Soriano nel Cimino, dove morì il 22 agosto 1280; Martino IV, 1281-1285, ultimo eletto nel capoluogo del “Patrimonium di San Pietro in Tuscia”, collocato da Dante nel “Purgatorio”, tra i peccatori di gola, aduso com’era a purgare “per digiuno l’anguille di Bolsena in la vernaccia”. Ulteriori mirabilia sono i contenitori fisici, a cominciare dal palazzo dei Papi e dalla sala del Conclave, che assistettero alle gesta dei successori di San Pietro, ai quali abbinare il Museo del Colle del Duomo, “inventato” da monsignor Salvatore Del Ciuco, scomparso il 24 marzo scorso, che seppe approfittare nel migliore dei modi dei fondi elargiti per “Roma Capitale” in occasione del Grande Giubileo del 2000.

Nelle ultime settimane il complesso monumentale di piazza San Lorenzo, con tutti i suoi annessi e connessi, ha saputo sfruttare al meglio l’effetto Conclave, attirando decine di visitatori e confermandosi le meta turistica più gettonata del capoluogo. Anche per merito della Curia e della società Archeoares che, grazie alle visite guidate, è riuscita in pochi anni a moltiplicare i visitatori della struttura che racconta la storia devozionale/artistica della Viterbo papale. “Nel 2005, quando abbiamo preso in gestione il Museo – ha spiegato Francesco Aliberti di Archeoares – si staccavano poco meno di 3mila biglietti; oggi siamo arrivati a quota 12mila paganti, ma con gli ingressi gratuiti o ridotti superiamo le 20 mila presenze annue”.

Certo: una grossa mano l’ha data il ragguardevole sostegno mediatico garantito dalla televisione e dalla rete, con le emittenti italiane e straniere a fare a gara per realizzare servizi su quanto accadeva a Roma, utilizzando per sfondo Viterbo e i suoi simboli piantati sul colle di San Lorenzo.

Abbiamo cominciato con una citazione. Con una citazione chiudiamo: “Il futuro è un cuore antico”, diceva Carlo Levi. E i papi medievali e la loro dimora lo hanno dimostrato.

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