Alle imprese del campione è stato chiesto quali azioni intendono porre in essere per contrastare la crisi, scegliendo tra una serie di possibilità. L’azione principale è ricorrere al “taglio dei costi di gestione”, indicata dal 30,6% delle imprese, cui segue il “miglioramento della qualità del prodotto o servizio” che, unitamente alla “creazione di nuovi prodotti e servizi”, è stato indicato dal 18,7% delle imprese. “L’inizio, sviluppo o incremento dell’attività rivolta sui mercati oltre confine” è un’azione opzionata dall’11,9% delle imprese. Percentuale non dissimile è quella indicata per “la riduzione del personale”, scelta dall’11,1% delle imprese del campione. La “trasformazione di qualche contratto da tempo pieno a part-time” come “l’esternalizzazione dei servizi” sono opzioni indicate rispettivamente dal 5,5% e dal 3,4% delle imprese.
E’ stato anche chiesto cosa renda la loro attività meno competitiva qui, in Italia, rispetto a quella dei propri concorrenti o, comunque, di aziende simili alla propria ma estere. La “pressione fiscale” è al primo posto nella lista dei “vincoli” alla competitività, con il 24,7% delle preferenze da parte delle imprese, cui segue non molto distante la percentuale raccolta da il “costo del lavoro”, pari al 22,3%. La “complessità normativa e burocratica” è indicata nel 17,8% dei casi, cui segue il “costo dei servizi” col 15,7% ed il “costo del credito” con 14,5%.