Se il piano venisse attuato, i viterbesi dovrebbero rassegnarsi ad avere malori solo in determinate ore del giorno e in alcune aree della provincia. Altrimenti, rischierebbero la vita in attesa di un’ambulanza che non c’è perché dovrebbe arrivare da troppo lontano o perché le troverebbero tutte (le poche rimaste) occupate. Destino baro quello per i futuri ammalati della Tuscia: l’Ares 118 ha intenzione di tagliare il servizio di pronto intervento. Il progetto, che dovrebbe partire il 1° aprile, prevede la sostituzione della Cri (che attualmente gestisce le prestazioni in alcune zone della provincia) con dei privati. Il che comporterebbe un aumento dei costi, pertanto le ambulanze sarebbero tagliate.
A lanciare l’allarme è il segretario della Cgil Miranda Perinelli che però chiede lumi ad Antonio De Santis, commissario straordinario della Asl nonché direttore dell’Ares 118. “Stando alle frammentarie informazioni che con difficoltà sono riuscita a ricevere – spiega la sindacalista – saremmo di fronte all’ennesimo attacco al sistema sanitario locale: dopo gli ospedali, se ora ci tolgono pure le ambulanze sul territorio significherebbe che quegli interventi immediati indispensabili per salvare le vite arriverebbero a singhiozzo, mettendo a repentaglio la vita dei viterbesi”. Le conseguenze? Via il presidio di Civitella d’Agliano che copre il bacino della Teverina e a Viterbo addio h24 per passare a una copertura di sole 12 ore giornaliere. E’ per questo che la responsabile cigiellina chiede un immediato incontro con De Santis nonché la mobilitazione di tutti i sindaci dei comuni interessati (ovvero Civitella, Castiglione in Teverina, Bagnoregio, Celleno, Graffignano).
Il servizio era stato affidato in parte alla Cri a luglio dello scorso anno. Ma i problemi ci sono stati da subito: la Regione ha sempre pagato a singhiozzo le prestazioni, così che persino gli stipendi degli infermieri – assunti prima tramite agenzia interinale, poi con la cooperativa Medical Service – hanno accumulato mesi di arretrati. Dal 1 aprile col taglio dei servizi, le ambulanze rimanenti sarebbero costrette a maratone estenuanti per coprire tutto il territorio provinciale col rischio di arrivare troppo tardi. Il caso emblematico è rappresentato dalla parte nord della Tuscia.
Nell’Alto Viterbese gli ospedali di Montefiascone (qui la postazione Ares 118 lo scorso anno ha effettuato 3.608 interventi) e Acquapendente sono stati declassati da Renata Polverini, perdendo tra i tanti servizi pure i pronti soccorso. “Ma già oggi – continua il segretario – è difficile arrivare ovunque, visto pure che Belcolle è intasata e spesso i mezzi sono in fila fuori dal pronto soccorso finché il paziente non è preso in carica. Diminuirli ancora sarebbe un atto scellerato”. Si perderebbero, inevitabilmente, anche i posti di lavoro. “Parliamo – spiega Perinelli – di sette unità a Civitella e tre a Viterbo. Tutti licenziati a discapito di un servizio che è indispensabile per cercare perlomeno di sopperire alla chiusura dei pronti soccorso sul territorio. Sarebbe un’emergenza sanitaria”.