Il tesoriere dei Ds Ugo Sposetti e il coordinatore del Pdl Denis Verdini seduti insieme a un bar in Galleria Alberto Sordi, a due passi da Montecitorio. Foto che hanno fatto il giro del mondo (vabbe’, non allarghiamoci: sono arrivate fino a Pordenone) e che hanno sollevato una serie di ipotesi e di illazioni circa il contenuto di quel caffè. Appurato che non c’era cianuro (caffè alla Sindona), né tantomeno arsenico (caffè alla viterbese), soltanto Viterbopost.it è in grado di proporvi, in esclusiva, il dialogo tra i due politici in questo momento delicato per il nostro paese.
Sposetti: “E allora Denis hai visto come siamo messi?”
Verdini: “Ho visto sì. Codesto Pd sta messo peggio di Cipro, ovvìa”.
S: “Se lo dici tu, che di banche te ne intendi…”
V: “Senti chi parla: ‘Abbiamo una banca’ mica l’ho detto io, è stato quel bischero del tu’ amico Fassino…”
S: “Vabbe’, non cominciamo a litigare sulle solite cose, qui c’è un Governo da far nascere”.
V: “E che ti sei messo pure a fare la levatrice?”
S: “Ci serve una mano, un aiutino, come ai pacchi di Max Giusti…”
V: “Un aiutino? Andatelo a chiedere a quel grullo di Grillo”.
S: “Ma che sei gojo? Quello è il peggio. Non hai sentito il suo programma? Per prima cosa vuole togliere il finanziamento pubblico ai partiti. Roba da matti. Come faremo a sopravvivere? Dove li prendiamo i soldi?”
V: “Potreste aumentare i prezzi delle salsicce alla griglia alle feste dell’Unità…”
S: “Sì, bravo, fai lo spiritoso… Con quelle non ci paghiamo neanche la tinta a Livio Turco”.
V: “E allora cosa volete da noi, Ugo carissimo?”
S: “Sono stato autorizzato a trattare. Ci servono una dozzina di senatori, belli freschi, possibilmente incensurati”.
V: “Guarda che non stai al mercato a comprare le uova. E poi lo sai benissimo che noi non abbiamo senatori incensurati: è un nostro vanto da sempre…”
S: “Vabbe’, ma ce li avete? Pronti per votare la fiducia e per sostenere Bersani, almeno per qualche mesetto”.
V: “Fino a quando?”
S: “Diciamo fino a dopo l’estate, fino a Santa Rosa”.
V: “O che è codesta Santa Rosa? Io conosco solo Santa Maria Novella”.
S: “Lascia perdere. Allora ci stai? Governo Bersani fino a settembre e poi vedremo cosa fare”.
V: “Per me va bene, così posso andarmene in ferie a Villa Certosa senza rotture di coglioni”.
S: “Beato te. Io faccio ferragosto a Bassano in Teverina”.
V: “Noblesse oblige. Comunque devo parlarne prima con Silvio”.
S: “Ma fallo in fretta, perché qui tra Grillo e quell’altro adolescente, lì, il tuo concittadino, com’è che si chiama?”
V: “Dici Matteino?”
S: “Sì, quello con i brufoli e la fissa per le primarie. Anche lui vuole far saltare il banco, e noi dobbiamo difenderci”.
V: “Okay, vi aiuteremo noi. A buon rendere, naturalmente”.
S: “Naturalmente”.
V: “Un’ultima cosa: chi paga codesti due caffè?”
S: “Paga tu. E’ un piacere fare affari con te”.
V: “Il piacere è tutto mio”.
(Per la cronaca, l’unica cosa vera di questo dialogo è l’ultima: il conto lo ha pagato davvero Denis Verdini)
Tutto questo chiasso per un linguinbocca tra due simpatici magliari della politica. E che sarà mai!