Questo non sembra un discorso di nimby, di non nel mio cortile. Questo semmai pare un caso di logica, di ragionamento, di democrazia. Almeno ad ascoltare le parole pacate di Francesco De Guidi, consigliere d’opposizione del Comune di Monte Romano. Il quale, prima su Facebook e poi al cronista, esprime tutte le sue – comprensibili – perplessità in merito alla prossima realizzazione di una centrale a biomasse di 500 kilowatt nel territorio del suo paese. Una realizzazione approvata ieri dal consiglio comunale grazie ai voti della maggioranza, mentre l’opposizione ha votato contro o si è astenuta. Va detto che la centrale si realizzerà sul terreno di un privato, ed è un’iniziativa privata.
“Innanzitutto lascia un po’ perplessi il modo in cui è stata posta la questione. E’ stata votata la variazione a costruire su un terreno agricolo in cui era già presente una costruzione. Poi va precisato che noi non siamo contrari per principio a questo tipo di soluzione: una centrale a biomasse non è certo invasiva e deleteria come una a carbone. Però diciamo: parliamo apertamente, confrontiamoci. Tra di noi ma soprattutto con la popolazione, la gente, che si ritrova la cosa approvata senza neanche esserne a conoscenza”. Invece, secondo De Guidi, questo non è stato fatto: né assemblee pubbliche né altre forme di comunicazione alla cittadinanza.
C’è poi la questione logistica. La centrale infatti sorgerà ai piedi della discesa del Sassone, area ben visibile da chi si trova a passare dal borgo della bassa Maremma lungo la via Aurelia bis, uscendo dal paese in direzione Tarquinia. “La zona è a trecento metri in linea d’aria dalle abitazioni e anche dalla scuola elementare e media. Siamo sicuri che vada bene così? Abbiamo ascoltato tante testimonianze di abitanti di altri paesi, vicini e lontani, che si trovano a dover fronteggiare problemi mica da poco, tra rumori e odori nauseabondi. Senza contare le eventuali conseguenze sulla salute, sulle quali magari si sarebbero potuti chiedere lumi a professionisti della medicina o dell’ambiente. E invece niente”. C’è poi anche un limite normativo alla faccenda, almeno secondo De Guidi: “Il nostro Comune non ha nessun regolamento in proposito. Non ci sono leggi da rispettare sulla distanza di queste installazioni dalle case o dal centro abitato in generale, cosa che invece accade in altri centri. Non sarebbe stato meglio pensare prima a fare delle norme, sulla base di pareri di esperti e altre esperienze, e poi eventualmente approvare una centrale che ne tenesse conto?”. Queste le domande e i dubbi, il seguito probabilmente sarà qualche forma di protesta o richiesta di chiarimento. Sempre che qualcuno vorrà fornire delle risposte.