La Viterbese? E’, e sarà sempre, terra di conquista. I tifosi si mettano pure l’anima in pace, giacché i sogni di gloria sono destinati a rimanere appunto sogni. E se per qual che breve periodo si è sognato (in passato è pure accaduto), bisogna essere sempre consapevoli che prima o poi è destino che si torni alla dura realtà.
Il motivo di queste considerazioni? Semplice. Il calcio costa, a tutti i livelli, e Viterbo purtroppo non ha un substrato economico in grado di supportarlo. Gli spettatori che vanno a vedere la partita sono quelli che sono (entusiasti dei propri colori senz’altro, ma un po’ pochini), l’imprenditoria locale non è idonea a sostenere per lungo tempo uno sforzo economico che va al di là delle proprie possibilità. E’ un dato oggettivo, col quale chi tifa Viterbese deve fare i conti, stando coi piedi per terra. Sicché, analizzando gli ultimi eventi, è ingeneroso gettare la croce addosso a Carlo Graziani, presidente dimissionario di fresco. E’ uno che ci ha provato, come ci ha provato Peppe Fiaschetti e come ci hanno provato altri prima di lui. Tutti con l’obiettivo di galleggiare nelle categorie minori, stando attenti a che il portafoglio non rimanesse totalmente vuoto.
I sogni di gloria la Viterbese li ha raggiunti solo quando è arrivato lo straniero. Enrico Rocchi negli anni ’70 (se lo ricordano solo quelli che hanno una certa età), il quale poi pagò molto caro il suo amore per i colori gialloblù; Luciano Gaucci, negli anni ’90, ma lui era uno che col calcio ci guadagnava e la Viterbese in quel periodo gli serviva come squadra satellite del Perugia; Fabrizio Cappucci, ingenuo e con tanta passione, il quale pensava con la Viterbese di diventare parlamentare, invece si ritrovò circondato dai creditori e dai magistrati.
Insomma, per avere un minimo di visibilità la Viterbese s’è sempre dovuta affidare allo straniero, Ma qui una domanda va posta: perché uno straniero decide di venire a Viterbo per spendere i suoi soldi nel pallone? Quali vantaggi ne ricava? La visibilità? La gloria? Forse tutto questo è un po’ poco, visti anche i tempi che corrono. Adesso si parla del ritorno di Angelo Deoadati da Pisoniano, che di squadre di calcio ne ha girate parecchie. Perché dovrebbe scegliere Viterbo? E, se sì, in cambio di che cosa? Deodati fa l’imprenditore e si occupa di rifiuti: è lecito commettere un peccato, ma provare a pensar male, come insegna il saggio Giulio Andreotti?
Deodati si occupa di “Monnezza” e forse è proprio per questo che voleva mischiarsi nella Viterbese ma credo che lì oltre la monnezza abbia trovato anche tanta merda e allora sta valutando se riuscirà a buttare via la merda e lasciare solo monnezza !