Marco Müller potrebbe avere una ricetta. Perché il direttore del Festival del cinema di Roma, già direttore della mostra del Cinema di Venezia, e prima ancora di Locarno, sa di quello che parla. E se il tema della lezione-conferenza che si terrà stamattina, alle ore 11 all’auditorium di Santa Maria in Gradi è “La programmazione culturale produce reddito e occupazione”, allora vale proprio la pena ascoltarlo. Soprattutto in una città come Viterbo, che ha imparato da poco a riempirsi la bocca (ma non le tasche) di parole come cultura e turismo, e che ancora non sembra avere le idee chiare in proposito.
Intanto va detto che la bella idea è venuta al Disucom (cioè dipartimento di scienze umanistiche, della comunicazione e del turismo) dell’università della Tuscia. Che ha inserito questo incontro nel calendario dell’iniziativa “Nell’officina della comunicazione”, che ha già visto un ospite illustre come Marco Giusti e che nelle prossime settimane avrà anche Marco Travaglio e la stilista viterbese Benedetta Bruzziches. Questo incontro con Müller, così come quello con Giusti, è stato organizzato insieme al Tuscia film fest. Ed è il suo direttore organizzativo Mauro Morucci a spiegare com’è nata l’idea: “Innanzitutto – spiega il giovane responsabile anche di Melting pot comunicazione – bisogna considerare che non è stato facile trovare una data disponibile, visti gli impegni nazionali ed internazionali di Müller. Una volta trovata la data, è stato lo stesso direttore a proporci questo argomento, cioè come sviluppare la cultura e trasformarla in un volano per la crescita economica del territorio. Un tema che è di grande attualità in questo periodo di crisi, e che investe direttamente una provincia come la nostra, ricca di tesori artistici, storici e ambientali non sempre adeguatamente sfruttati”.
Un territorio che Müller conosce e frequenta da anni, visto che possiede una casa a Barbarano Romano: “Ma attenzione – avverte Morucci – perché il suo legame con la Tuscia va oltre la frequentazione sporadica, il mordi e fuggi dei week end. Lui dice sempre che Barbarano è casa sua, i suoi libri, le sue cose più care le tiene lì, e quando era direttore a Venezia faceva base proprio in paese. Oggi ha anche una casa a Roma, ma Barbarano resta il punto di riferimento”. Quindi si presume che Müller abbia presente i problemi e i limiti di questa terra, oltre che naturalmente le immense potenzialità: “Sono sicuro – conviene Morucci – che sappia fornirci delle proposte pratiche per incentivare lo sviluppo della cultura, e renderlo più concreto e appetibile. D’altronde, Müller ha già dimostrato di saper far decollare manifestazioni culturali di provincia fino a farle diventare degli appuntamenti imprescindibili del panorama internazionale. Penso al festival di Locarno, da lui diretto fino al 2000, divenuta oggi una manifestazione da 7000 presenze giornaliere paganti. E prima c’era stata anche la mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, un esempio simile. Tutto questo gli ha aperto la strada fino ai grandi festival di Venezia ieri e Roma oggi”. Per completare il quadro di quello che è considerato un vero e proprio guru del cinema mondiale, aggiungiamo la passione per la Cina (cinematografica e non) e i successi da produttore, fino a vincere il premio Oscar con No man’s land nel 2003. E scusate se è poco.
Filippo Rossi da Trieste è la dimostrazione vivente che con la cultura si mangia. Bene, anzi benissimo.