Sconcerto, amarezza ma anche dolore nell’assistere agli incomprensibili comportamenti del Pd, che hanno comunque consentito alla fine di rieleggere Giorgio Napolitano presidente della Repubblica: aveva più volte manifestato la netta indisponibilità a un secondo mandato, avendo 87 anni. Si è dovuti, così, ricorrere alla saggezza, all’esperienza, al prestigio e alla forza politica del vecchio presidente per ricominciare almeno a respirare, dopo che si era battuta la faccia contro il muro, rimanendo tramortiti.
Franco Marini è stato candidato come il presidente di tutti quando, secondo il dettato costituzionale, occorre la maggioranza qualificata dei due terzi e sono quindi necessari i voti del Popolo della Libertà: è la tesi di Bersani, sostenuta con convinzione, che viene però respinta nel segreto dell’urna, mancando a Marini 150 voti per la elezione a presidente. Senza nessuna motivazione si cambia allora strategia e si propone Prodi, inviso come il fumo negli occhi al centro destra; sul suo nome vi è l’applauso dei parlamentari Pd, riuniti in assemblea. Anche Prodi viene tuttavia impallinato, nonostante sia diminuito il quorum necessario, perchè 110 Pd non lo votano.E qui siamo allo sbando: si dà l’impressione di essere un’armata Brancaleone, senza regole, senza disciplina. Non era mai accaduto. E’ un fatto gravissimo: si dimettono infatti Bersani e la segreteria, si dimette Rosi Bindi, presidente del partito.