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Vini, la forza sta nel marchio

Sergio Mottura

Sergio Mottura

Il vino della Tuscia ubriaca i mercati esteri. A sentirli, i produttori del Viterbese di ritorno dal Vinitaly hanno le borse piene di contratti siglati soprattutto con l’Oltreoceano. Eppure, durante la manifestazione i più si erano lamentati perché dalla Regione non avevano ricevuto alcun supporto; anzi, rispetto alle edizioni precedenti, per partecipare alla fiera avevano dovuto sborsare persino più soldi (fino a 5mila euro) per avere in cambio minori servizi. Il padiglione del Lazio era il più spoglio. Quindi l’intera strategia di marketing si reggeva solo ed esclusivamente sulla forza del marchio. Così chi ha già un nome affermato, ha avuto l’occasione di stringere rapporti commerciali importanti con l’estero. Chi, invece, si è affacciato da poco sul mercato, non è certo stato aiutato a emergere.

“Incontrando i produttori presenti a questa edizione del Vinitaly – dichiara Francesco Monzillo, segretario generale della Camera di Commercio di Viterbo – ho riscontrato che, seppur tra molteplici difficoltà, si sia elevata tra loro la consapevolezza che i vini della Tuscia sono ricercati e apprezzati. In particolare, gli importatori hanno affinato i loro gusti e sono alla ricerca di vini di qualità caratterizzati da elementi distintivi espressi dal territorio di appartenenza. Credo che siamo arrivati al punto in cui anche nel comparto vitivinicolo si ritenga fondamentale la comune identità territoriale. In tal senso, il Marchio Tuscia Viterbese rappresenta uno strumento formidabile, in cui si riconoscono la maggior parte dei produttori del settore”.

Cosa dicono i produttori? Sergio Mottura, dell’omonima cantina, dice: “Abbiamo avuto ottimi contatti con operatori tedeschi, un risultato impensabile fino a qualche mese fa. Visite che lasciano ben sperare anche da inglesi, olandesi, belgi e anche da importanti operatori orientali”. Ma la sua azienda di Civitella d’Agliano oramai è già un colosso nel settore dei vini di qualità, apprezzato all’estero e ricoperto di riconoscimenti. Roberto Trappolini di Castiglione in Teverina ha puntato sugli States mentre Leonardo Belcapo, titolare della Fattoria Madonna delle Macchie e presidente dell’Enoteca provinciale Tuscia Viterbese, afferma: “Sottotono i contatti con gli operatori italiani e del centro Europa, ma grande interesse come non s’era mai visto dai Paesi cosiddetti emergenti come Australia, Giappone e Hong Kong. Ora gli importatori ricercano i prodotti di nicchia, produzioni di qualità anche se non famose”.

Fabio Brugnoli, presidente della Cantina sociale di Montefiascone: “Con il perdurare della crisi economica – dice – c’è grande movimento intorno alle Cantine sociali”. E Ludovico Botti, della cantina Trebotti: “Questo Vinitaly è andato meglio delle aspettative registrando un maggior numero di visitatori italiani ed esteri al nostro stand, interessati soprattutto dal vino biologico”. Giovanni Palombi, della Tenuta Sant’Isidoro: “Devo riconoscere che è stata una buona edizione, in cui ho riscontrato rispetto agli scorsi anni un maggiore interesse soprattutto da parte degli operatori stranieri. Oltre il 50% della nostra produzione  si rivolge al mercato estero”. Buone performance anche per Riccardo Aputini, dell’Antica Cantina Leonardi, per i coniugi Mazziotti, titolari dell’omonima azienda, per Federico Leszczynski, della Tenuta Ronci di Nepi, per Alessandro Soprani, presidente dei Viticoltori dei Colli Cimini, per Simone Carrino, dell’Azienda agricola Ciucci, per Maria Teresa Palozzi dell’Azienda Cassano.

Tutti contenti dei contratti siglati ma anche concordi sulla scarsa attrattività del padiglione Lazio, sia in termini di comunicazione sia di iniziative di marketing, elementi per molti considerati fondamentali per promuovere adeguatamente un territorio come il Lazio chiamato a competere con realtà ben più affermate. Chi fa da sé…

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