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La mia intervista sulla Roma campione d’Italia

L'intervista a Giulio Andreotti

L’intervista a Giulio Andreotti

Anch’io l’ho conosciuto. Incontrandolo varie volte, nelle sue non rare apparizioni viterbesi. Ma il ricordo più bello è legato a una breve intervista che ebbi occasione di fargli all’aeroporto di Ciampino. Era l’8 maggio 1983, una domenica di trent’anni fa. Ed io, giovane reporter della Cronaca di Roma del Messaggero, fui inviato ad assistere all’arrivo della Roma di Niels Liedholm di ritorno da Genova, fresca campione d’Italia dopo aver pareggiato col Genoa per 1-1. La città era una bolgia colorata di giallo e di rosso e per raggiungere l’aeroporto si dovette faticare non poco.

Bene, entrato sulla pista d’atterraggio, ero in attesa che arrivasse l’aereo con i neo campioni d’Italia e improvvisamente si materializzò lui, Giulio Andreotti, della cui fede calcistica non ha mai fatto mistero. Fu l’occasione per fare quattro chiacchiere e lui si dimostrò, come al solito. disponibilissimo. E ironico. Mi disse, tra le altre cose, che aspettava quel secondo scudetto da 40 anni. E che la sua speranza fosse di vivere abbastanza per vederne almeno un altro (e in questo è stato accontentato, avendo poi la Roma vinto il suo terzo titolo nel 2001).

Poi l’arrivo dell’aereo e la discesa dei giocatori. Lui si avvicinò alla scaletta e abbracciò Liedholm. Poi salutò a uno a uno i giocatori: da Di Bartolomei a Bruno Conti, da Pruzzo a Tancredi, da Ancelotti a Falcao, complimentandosi per l’impresa. Da ultimo, un altro forte abbraccio col presidente Dino Viola, che era al seguito della squadra. al quale disse “Mi raccomando. Un altr’anno dovete vincere la Coppa dei campioni”. Una profezia che non si avverò per un pelo: la Roma arrivò in finale, ma fu battuta dal Liverpool ai calci di rigore, in quella maledetta partita giocata proprio allo stadio Olimpico.

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327   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Tra le tante nefandezze di Andreotti, il tifo per la Roma era forse la meno grave.

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