“Storia di Carnevale dagli archivi della Tuscia viterbese”: è il titolo del volume di Quirino Galli – poliedrico studioso, con all’attivo decine di titoli dedicati alla storia del teatro, alle tradizioni popolari, alle feste e ai riti primaverili, fondatore del Gruppo interdisciplinare per lo studio della cultura tradizionale dell’Alto Lazio etc. etc. – che ritorna in tal modo ad indagare su un argomento che gli ha visto dettare vari saggi sulla kermesse carnascialesca di Ronciglione ovvero su analoghi eventi in epoca rinascimentale.
Impresso da Edup edizioni (pp. 411, euro 35), il libro raccoglie una approfondita indagine “che ha il suo limite spaziale – spiega l’autore – nella provincia di Viterbo, ovvero in quel territorio che dal VIII secolo alla Rivoluzione francese era il Patrimonio di San Pietro in Tuscia. Ma, di fatto, sono frequenti i riferimenti a fatti carnevaleschi che si svolgono in aree contigue (Toscana, Umbria, ma soprattutto Roma) e inoltre, sul piano tematico, taluni riferimenti connettono questo territorio ad aree ancor più lontane. Aver posto un limite territoriale, senza indulgere a uno sterile municipalismo, è la condizione metodologica per riscontrare le relazioni tra il persistere di motivi carnevaleschi, come l’inversione dei ruoli, la maschera, la grande abbuffata, il ballo, la satira sociale e il potere politico; un potere che nel caso del Patrimonio di San Pietro era anche religioso.
Il volume si articola, dopo una prefazione e l’introduzione, nel profilo storico, ripartito in nove capitoli, e nell’alternanza dei documenti originali sugli eventi carnascialeschi (coprono un arco cronologico che va dal 1214 al 1940) e da valutazioni di carattere antropologico e sociologico.