La torre trecentesca, simbolo della Cantina Goretti, mostra il suo profilo severo e ci indica che siamo sulla strada giusta. Intorno le colline con le loro colture miste tipiche della zona, olivi, viti e qualche seminativo, presentano tutte le tonalità dei verdi, resi brillanti dalle recenti piogge. Arriviamo in cantina verso mezzogiorno, abbiamo appuntamento con Sara Goretti, responsabile marketing dell’azienda e ultima generazione della famiglia, insieme alla sorella Giulia.
Nell’ampio piazzale che accoglie visitatori e clienti, tante varietà di crassulacee mostrano le loro forme bizzarre e affascinanti accanto a cactacee dalle lunghe spine. Le cura “nonna Marcella”, distinta e gentile signora dalla cui famiglia proviene l’azienda. Sara Goretti ci raggiunge e ci ospita all’interno della torre. Carlo Zucchetti mi indica la riproduzione della statua di Aulo Metello detto “L’Arringatore” il cui originale è stato trovato qui, e che ha dato il nome al più famoso dei vini Goretti.
Appena ci accomodiamo Sara ci spiega che l’azienda Agraria e la Cantina Goretti nascono a Perugia intorno agli anni 60. Un’attività e una passione tramandate di generazione in generazione. Oggi l’azienda Goretti conduce 50 ettari interamente vitati sul territorio della Doc Colli Perugini e 16 ettari nel territorio di Montefalco. I fratelli Stefano e Gianluca Goretti sono riusciti a trovare il giusto equilibrio fra tradizione e innovazione: legame con il territorio, rispetto delle pratiche contadine, tutela dell’ambiente e del paesaggio da un lato, un uso sempre aggiornato e sapiente della tecnologia in cantina dall’altro. In vigna hanno riscoperto e valorizzato i vitigni autoctoni e tradizionali quali il Sagrantino, il Grechetto, il Trebbiano, Ciliegiolo e Sangiovese.
Il binomio tradizione e innovazione rappresenta il nucleo della filosofia aziendale e si può rintracciare anche nei caratteri dei due enologi, come ci racconta Sara, che seguono la Cantina, Vittorio Fiore e Barbara Tamburini, più classico il primo e con una spinta verso la sperimentazione la seconda: dalla loro sinergia deriva una comprovata e riuscita combinazione. Determinata, con tante idee e grandi occhi spalancati sul mondo, Sara ha ereditato, insieme allo spirito imprenditoriale della famiglia, il rispetto per la continuità e le tradizioni, senza tralasciare una volontà di rinnovamento dall’interno. Uno sguardo fresco e dinamico ha portato la giovane Goretti a confrontarsi con il mercato internazionale e a valutare nuovi sistemi di promozione. “Sto lavorando molto sull’internazionalizzazione dell’azienda. Esportiamo in Norvegia, Svezia, Finlandia, Belgio, Olanda, Germania, Danimarca, ma anche in Costa Rica, in Giappone, e in Cina. Personalmente sto cercando di rafforzare i nostri rapporti con gli Stati Uniti, in particolare con il Midwest. Una regione che ho trovato “familiare”, nel senso che per alcune caratteristiche mi ha ricordato l’Umbria, facendo ovviamente i dovuti distinguo. Il Midwest è “l’heartland” degli Stati Uniti, un po’ come l’Umbria è il cuore d’Italia. È una zona a spiccata propensione agricola, non per niente definita il “breadbasket of America”, il cestino del pane della nazione, con ampie fattorie, la maggior parte delle quali a conduzione familiare e grandi lavoratori. In questa regione i tempi sono più lenti rispetto alle metropoli con cui siamo soliti identificare gli States, c’è una maggiore attenzione alla tradizione. Mi sembrava quindi il posto adatto per il nostro vino sintesi di una filosofia aziendale che punta su territorio, continuità e qualità.
Sempre guardando all’estero, alla capacità di creare un legame e alla possibilità di veicolare i valori aziendali, ho pensato alla realizzazione di un libro di ricette – Sara ci mostra la copertina deLe ricette di nonna Marcella poi riprende – all’interno si trovano ricette tradotte in 14 lingue. Mi sembrava un modo efficace e immediato per comunicare il nostro territorio, le sue tipicità, e al tempo stesso rafforzare la nostra immagine”.