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A Tuscania sulle orme di Pasolini

Pier Paolo Pasolini a Chia

Pier Paolo Pasolini a Chia

Pier Paolo Pasolini e la Tuscia viterbese (ma sarebbe meglio dire: nella Tuscia viterbese). Un rapporto intenso, nato nella scelta di alcune location utilizzate nei suoi film (Il Vengelo secondo Matteo, Uccellacci e uccellini, Il Decameron etc,), culminate poi nell’acquisto, intorno in primi anni Settanta, della torre medievale di Chia, dove si ritirava nei fine settimana  e dove scrisse “Petrolio”, poi pubblicato postumo da Einaudi. Un viaggio a tappe sui luoghi del poeta-scrittore-regista-polemista lo sta curando Antonello Ricci, il Menestrello inventore e animatore delle passeggiate-racconto, che venerdì prossimo, a partire dalle ore 17 (raduno a Santa Maria Maggiore), porterà a spasso i suoi ospiti a Tuscania, aiutato da Totò (interpretato da Pietro Benedetti) e in collaborazione con “Paper Moon, agenzia viaggi e T.O”, con l’associazione La Banda del Racconto e  Davide Ghaleb editore. (Quota pro capite 7,00 €, Bimbi e ragazzi gratis; Info 333/7142185 – Paper Moon)

Perché Tuscania? “Per la qualità tutta speciale – spiega Ricci – della luce maremmana, che da mezzogiorno al tramonto inonda-incendia i bastioni tufacei di San Pietro e Santa Maria Maggiore a Tuscania. Luce misteriosa: mistica e insieme pagana. Luce inquieta: sempre solcata da sogni visioni ritorni d’oltretomba”. Quella luce che avvolse, circa il 1965, «l’assurdo e matto Totò e il furbetto Ninetto Davoli»,  nell’episodio duecentesco che è centrale in “Uccellacci e uccellini”, apologo girato tra la torre di Santa Maria,  i ruderi di Rivellino e l’acropoli di San Pietro.

“Nel 1969 Ninetto – sottolinea Ricci – tornerà a Tuscania con il regista friulano per sostenere il ruolo di Charlot-Andreuccio nel primo episodio del Decameron. Nella penombra di Santa Maria Maggiore, ai piedi dello spettacolare Giudizio universale su cui troneggia un Satanasso intento a divorare dannati ed a cagarli: affresco che sembra promettere la grottesca visione infernale su cui andranno a chiudersi i Racconti di Canterbury del 1972”.

Il Menestrello durante la passeggiata farà traguardare ai partecipanti “la febbrosa valle del Marta, i nobili monumenti di Tuscania”, che Pasolini volle Per “a ricreare l’incanto universale di un Medioevo-Novecento tutto realismo e allegoria insieme”. Ecco l’importanza della luce, strumento compositivo che diventa cifra stilistica assoluta di Ppp. “Una luce pura – insiste Ricci – e senza tempo sembra splendere su Tuscania: una luce lievissima, fredda e mentale, povera e magra, tale da convincere Curzio Malaparte a evocare per essa un paragone con Giotto. Giotto, sì. Proprio lui, guarda caso. Di Giotto è infatti anche il Giudizio Universale che visita nottetempo i sogni del Pasolini-personaggio-pittore protagonista del secondo tempo del Decameron. Ma è destino che ogni cerchio si chiuda: così non ci stupiamo se qualche anno dopo Mario Luzi ripartirà da quella stessa rosa di parole, per celebrare in versi la luce (classica, maremmana e universale) di un pittore nostro contemporaneo e conterraneo: Giuseppe Cesetti, il maestro di Tuscania.

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15   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Il provinciale Menestrello, a cui Filippo Rossi da Trieste ha preferito come assessore (immaginario più che immaginifico) alla Cultura il cantante di fama internazionale (che però nell’agone politico si è distinto solo per le stecche), torna con contenuti strepiti al suo habitat naturale: la strada. Un memento per Antoniozzi e compagnia stonante.

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