Sono diciassette, quest’anno, i palchi a Viterbo: da Piazza delle Erbe fino a Porta San Pietro, passando per Piazza del Plebiscito, Via San Lorenzo, i quartieri San Pellegrino e Pianoscarano. E poi altri numeri da capogiro: più di 4 km di cavo elettrico, 275 kw di corrente richiesta, 4mila e 500 sedie, 60 microfoni. Tutto questo è la Cittadella di Caffeina, espressione urbana di quel parco di divertimenti culturali che è il festival. Pensata dallo staff guidato dall’architetto Giovanni Cesarini, la Cittadella sarà una grande isola pedonale che, quest’anno, guarderà ancora più a est, visto che Piazza delle Erbe assumerà un ruolo centrale nella programmazione.
Tra le novità: lo spostamento di Senza Caffeina, la sezione per i ragazzi, nel cortile del Palazzo dell’Abate in Via San Pietro e la rassegna musicale Jazz Up a Piazza del Gesù. La location più grande rimane quella del Parco del Paradosso. Piazza San Carluccio, invece, si trasforma in una piazza della legalità, con attività e incontri organizzati dall’Associazione Mariano Romiti formata da 31 poliziotti della Questura di Viterbo. Questa è una delle novità dell’edizione 2013: una piazza del giallo dove ogni sera si alterneranno i più noti giallisti del panorama nazionale per la gioia degli appassionati, oltre a mostre e stand curati nel dettaglio dall’associazione.
Come nelle passate edizioni, la filosofia logistica ha tenuto conto di come rendere fruibile la città anche ai non viterbesi e per questo gli ingressi della Cittadella hanno il vantaggio di essere vicinissimi ai parcheggi.
Provo disgusto per Caffeina (forse qualcuno l’aveva già capito).
Ci vuole solo tutto lo snobismo (imbecille) di Filippo Rossi da Trieste e dei suoi degni compari Andrea Baffo da Marini (ma forse il blasone tramuterà in da Michelini) e Paolo Fine Dicitore Manganiello per presentare a Roma una manifestazione che già a Fastello è ignota ai più.