07102024Headline:

Di Carlo ha ceduto, la Viterbese può rinascere

Gaetano Di Carlo

Gaetano Di Carlo

Pioggia, tuoni e fulmini. E pensare che Camilli, tumultuoso come un tifone, ancora non è arrivato. Arriverà, questione di ore. Ma prima c’è da espletare un’ultima, piccolissima formalità. E cioè mandare al creatore la vecchia As Viterbese, toglierle l’aria affinché soffochi, perché l’acqua l’hanno già staccata quelli della Talete, visto che non pagava le bollette. Ci vuole metà pomeriggio, trascorso qui, nelle stanze di palazzo dei Priori e di palazzo del Podestà, lungo i corridoi dei passi perduti, come quando fuori piove.

Arriva da Roma Gaetano Di Carlo, l’amministratore unico della società, colui che è rimasto col cerino acceso in mano, colui che dovrà spegnerlo, il cerino, prima di scottarsi definitivamente. Lo aiuterà il sindaco Michelini, ritrovatosi nei primi giorni del suo mandato ad occuparsi anche di calcio, ma visto nelle sue sembianze peggiori. Debbono far morire una società, costoro, e quando succede non è mai una bella cosa, sebbene serva per far rinascere il calcio cittadino. E’ un paradosso crudele questo, ma necessario.

Lo hanno capito tutti, se ne sono fatti una ragione. A partire dai dirigenti del settore giovanile, guidati con polso fermo dal presidente Mario Corinti, il motociclista folle, in senso buono, che aveva trascorso tutto giovedì pomeriggio a Roma, sulle orme dello stesso Di Carlo. Lo ha trovato. Lo ha preso. Lo ha portato a Viterbo sano e salvo, con le carte in bocca e una penna per firmarle. Non serve altro: una firmetta qui, una di qua, e la concessione dello stadio è revocata, l’iscrizione al prossimo campionato pure, e la As Viterbese verrà messa in liquidazione, con tutti i suoi debiti. Buon viaggio, e ci saluti Caron dimonio.

Di Carlo arriva sotto la pioggia, accompagnato dai dirigenti di cui sopra. Che lo controllano, lo calmano, lo rassicurano. Lo conducono nelle stanze dell’attesa. Lui indossa calze da ginnastica. Pantaloni di tela. Porta gli occhiali. Esce spesso per fumare. Chiede in giro se c’è il cronista che lo ha “infastidito” qualche giorno fa. Il cronista c’è, ma  non si vede. Gli chiedono: chi gliel’ha fatta fare di diventare amministratore unico della Viterbese? Bella domanda. Lui: “Sono un appassionato di calcio provinciale, pensavo potesse essere una bella esperienza. Mi sbagliavo. I risultati sportivi sono stati buoni, quelli amministrativi no, e sono qui per mettere fine alla situazione prima che sia troppo tardi”. Gli chiedono ancora: quando è successo che lei è diventato amministratore? Risposta: “E’ successo quando è accaduto”. Lapalissiano. Insistono: ma in che mese è accaduto? Lui s’impappina, forse persino si irrita: “Non voglio aggiungere altro. Ho già risposto al suo collega qui presente”. Poi intervengono i dirigenti del settore giovanile, che chiedono una tregua, non vogliono correre il rischio di mandare in bambola Di Carlo proprio prima della firma.

Dalla sala Regia, intanto, arriva il bel canto del coro del Tuscia Opera Festival. Stanno provando il flauto magico, beati loro, e ogni tanto escono ed entrano delle soavi fanciulle, perché anche le coriste, nel loro piccolo, debbono andare a fare la pipì. La situazione è surreale, o forse surrenale, e il sindaco Michelini, in tutto ciò, ancora non si vede. I tifosi sopportano stoicamente l’attesa: hanno sofferto tanto, hanno giocato tante battaglie, non sarà un’ora in più, dieci sigarette in più, a fermare questi ragazzi.

Ecco Michelini. Si prende Di Carlo e Corinti e se li riporta di là, dove i semplici umani non possono entrare. Arriva anche la Digos, che legge i giornali e sa sempre dove e quando. Ma è tutto tranquillo, non c’è nessun bandito, solo ansia. I telefoni bollono, i messaggi frullano. Mezz’ora di incontro, poi alle 16.36 Michelini, Corinti e Di Carlo escono. Sospiro di sollievo: è andata. “Il campo sportivo torna nella completa disponibilità del Comune – dice il sindaco – che lo assegnerà poi a sua volta. Va dato merito alla disponibilità del signor Di Carlo. Adesso vedremo chi subentrerà per fare calcio a Viterbo, anche se mi sembra che ci sia un unico candidato serio e credibile, cioè Piero Camilli. Con il quale ho già parlato, non credo che ci saranno problemi. Le condizioni del Rocchi? Non ci sono danni irreparabili, lunedì faremo un sopralluogo ma io, che di prati un po’ me ne intendo, credo che presto potrà essere rimesso tutto a posto”. Qualche timida domanda qua e là, prima dello sciogliete le righe.

I dirigenti del settore giovanile si portano via Di Carlo: deve firmare i cartellini dei tesserati, allo stadio. Lui se ne va, solo e con sulle spalle il peso di tutte le responsabilità. Gli altri, quello che sulla poltrona di amministratore ce l’hanno messo, si erano dileguati già da un pezzo. Leoni da scrivania. Era rimasto solo Gaetano di Carlo, che passerà alla storia come colui che ha somministrato l’eutanasia alla As Viterbese. Tra un secolo, i tifosi di oggi lo racconteranno ai nipotini. Ma anche allora ci sarà una Viterbese, e forse proprio grazie a questo giorno di pioggia in Comune, e a Gaetano Di Carlo. E a quelli che alla fine, se ne sono andati portandosi via pure l’ombrello appoggiato alla porta di palazzo dei Priori. Un souvenir di una giornata indimenticabile, nel male ma soprattutto nel bene.

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