“Che scoppola ragazzi!”. In tre parole di una simpatizzante, c’è lo spirito di un intero comitato che poco dopo le 15 già inizia a far festa. Eh sì, perché al quartier generale di Leonardo Michelini sono appena le 15,30 e arriva la telefonata di Giulio Marini che getta la spugna. E inizia così la festa.
La vittoria ha il sapore dolce. Lui, il nuovo sindaco, ha il volto disteso e un sorriso calmo: “A Marini, che mi ha chiamato tra i primi, ho detto grazie degli auguri. E che avrei iniziato a lavorare senza strappi”. Ma non ce la fa ad argomentare perché gli elettori, gli amici, i candidati delle sue liste lo tirano per la camicia, se lo litigano per abbracciarlo. Lui, il nuovo sindaco, sorride ma non si scompone. Eppure quando lo appellano con un sonoro “Sindaco!”, lui si gira al volo. Quelle vesti è evidente che da giorni iniziava a provarsele addosso.
Ad aspettare i risultati c’è tutto il suo staff, a partire da Sarah Ercolani, che in questi due mesi è stata l’ombra del candidato e impazzisce nel raccogliere i dati, che si rincorrono sempre più positivi per Michelini. Arriva Bagnaia e a Luisa Ciambella viene quasi da piangere: “Siamo oltre il 65%, abbiamo fatto il miracolo!”, si lascia sfuggire. Il miracolo, a guardare il comitato, è stato già fatto prima delle elezioni, nel mettere insieme anime così diverse che fino a qualche mese fa si guardavano in cagnesco: dall’ex assessore Massimo Fattorini alla collega Chiara Frontini, da Vita Sozio all’ex membro della giunta Marini Sandro Zucchi, fino a Filippo Rossi, tutti pedigree non certo da moderati. Eppure, Viterbo ha gradito perché Michelini ha rassicurato.
“La nostra è stata una vittoria politica, non elettorale”, rivendica il segretario del Pd Andrea Egidi. Vittoria meritata? “No, perseguita – puntualizza l’ex ministro Peppe Fioroni – perché è stata premiata la strategia che ci ha consentito di creare un patto con la Viterbo moderata e produttiva che voleva liberarsi dell’inerzia, scegliendo un sindaco capace e competente”. Ad attendere il risultato c’è anche il deputato Alessandro Mazzoli: “Per Viterbo si apre ora una nuova stagione fatta di operosità e serietà”. Manca Ugo Sposetti, il senatore piddino, perché impegnato a Torino per il funerale della madre di Stefano Fassina, ma Michelini l’ha chiamato per complimentarsi.
Alle 17 la partita è finita: Viterbo ha un nuovo sindaco. La festa si sposta in piazza del Comune. Arrivano i trattori della Coldiretti, le bandiere del Pd e di Sel, quelle di Viva Viterbo. Alvaro Ricci, finora vice capogruppo del Pd, è il primo a conquistare il fortino: si affaccia alla finestra della sala d’Ercole e sventola bandiera piddina. “L’usciere mi ha chiesto dove stessi andando. Gli ho risposto: a fa’ una passeggiata…!”. La passeggiata poco dopo l’avrebbe fatta pure Michelini, ma non del palazzo del Podestà dove il predecessore di Marini, Giancarlo Gabbianelli, spostò la stanza del primo cittadino: “Io starò nella Sala rossa, anche detta degli Sposi. E cioè nella sede naturale del sindaco, che è palazzo dei Priori, non certo quello del Podestà. Che sia chiaro”. Chiaro lo è, come che a Viterbo inizia una nuova era.
Non parlate troppo male dei podestà, Filippo Rossi da Trieste potrebbe prenderla male…