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Ipse dixit: le “perle” del primo giorno

consiglio comunale pubblicoNon rimarranno sicuramente impresse negli annali della storia, ma alcune frasi pronunciate ieri mattina nel corso della prima seduta consiliare dell’era Michelini è giusto che abbiano quanto meno l’onore della cronaca, insieme a coloro che le hanno pronunciate.

IL PACIFICATORE. “Oggi mi sento di stemperare il clima nel dare avvio a questa consiliatura“ (Francesco Serra, nel ruolo di presidente provvisorio del consiglio comunale, che ha ancora nella testa il clima che si respirava nel recente passato).

IL MARCHESE DEL GRILLO. “La proposta della maggioranza è di candidare alla presidenza del consiglio comunale Filippo Rossi. Sono stato incaricato di presentarvi questo nome e vi chiediamo di votarlo” (Aldo Fabbrini, memore del detto “io so’ io, e voi…”).

CICERO (PRO DOMO SUA). “Caro sindaco, lei rappresenta tutta la città, ma non mi pare che il suo comportamento stia andando in questo senso. Non ha mai convocato una maggioranza per discutere i problemi. Ci ha convocati solo per comunicarci i nomi della giunta, scelti con il manuale Cencelli. Scelte prevedibili. Allora, lei fa le sue scelte e io farò le mie. Pur restando in aula, rinuncio a votare presidente e vice presidente del consiglio fino a che non muterà l’atteggiamento nei miei confronti” (Mario Quintarelli, incazzato perché il sindaco non lo ha nominato assessore).

IL VIGILE URBANO. “Noi non riconosciamo il nome di Filippo Rossi quale garante di tutto il consiglio e quindi voteremo Gianluca De Dominicis del Movimento 5 stelle, l’unica persona che può avere un ruolo di assoluta trasparenza e imparzialità” (Claudio Ubertini, che non perdona a Rossi di aver svoltato a sinistra).

LA STAMPELLA. “I più votati devono rappresentare cariche istituzionali della città, ma dalla maggioranza non avviene questo. ci sono stati accordi precedenti che sono avvenuti al di fuori delle competenze di questa assise. Mi associo a quanto detto da Ubertini e chiedo a maggior tutela di garanzia, la vice presidenza alla minoranza“ (Luigi Maria Buzzi, che prova un recupero impossibile per Francesco Serra).

DON CAMILLO. “Siamo disponibili a collaborare, purché i ruoli siano chiari. Ma la maggioranza deve collaborare e avere la voglia a farlo, anche se io non la vedo. Il presidente gestisce le regole. Dovremmo trovare in questa figura una persona che rappresenta l’unità del consiglio. Il sindaco non ha chiamato nessuno della minoranza, non dico per un nome, ma almeno un percorso. Su questa amministrazione c’è il macigno di un accordo fatto in una tipografia e non si sa per andare dove. Voi col 47% occupate il 70% in consiglio. Se nelle commissioni o altri enti, non sarà rispettato il 40% e il 60% tra minoranza e maggioranza, saremo costretti ad andare in prefettura e quindi in procura. Si deve tornare a criteri di correttezza” (Giammaria Santucci, cui è rimasto sullo stomaco l’accordo tra Rossi e Michelini, favorito da Peppone. Pardon, da Roberto Pepponi).

LA PAPESSA.“Chiedo alla maggioranza di proporre un nome alternativo, altrimenti voteremo anche noi De Dominicis“ (Chiara Frontini, capogruppo della lista Viterbo 2020, di cui è unica componente, cui piace molto usare il plurale maiestatis).

IL MARCHESE DEL GRILLO DUE. “Questo strapotere che dice Santucci, è frutto di un’elezione democratica e di un accordo politico al secondo turno. Non vedo possibilità d’invalidare o altro. La sconfitta l’avete ammessa, cercate anche nei fatti di dimostrarlo. Avete capito che stavolta siete all’opposizione” (Ancora Aldo Fabbrini, per il quale evidentemente repetita iuvant).

IL GIUSTIZIERE. “Non ci venga a dire come si fanno gli accordi. Lei cinque anni fa in Provincia li fece addirittura di notte” (Goffredo Taborri, che ricorda a Santucci il blitz notturno a casa di Mario Lega durante il quale si alleò con Marcello Meroi all’insaputa di tutti gli altri partiti).

CATERINA CASELLI. “Ringrazio di cuore prima di tutti chi non mi ha votato. Vi chiedo solo di giudicarmi per quello che farò in futuro. Ho studiato e studierò per questo ruolo importante per la città” (Filippo Rossi, non appena eletto presidente del consiglio comunale, riesuma il ritornello “Nessuno mi può giudicare”).

LA MASSAIA. “Molti di noi sono nuovi. Ci hanno dato una scheda per scegliere come ricevere le notifiche. Cominciamo da oggi ad abbassare i costi: vi chiedo di inserire solo quella elettronica. E’ solo una richiesta, potete optare anche per la notifica cartacea. Se tutti scegliamo la via elettronica è un modo d’abbassare i costi” (Filippo Rossi, comincia col metodo della brava massaia).

SALOMONE. “I consiglieri sono qui senza vincolo di mandato e possono decidere di stare in maggioranza o andare altrove” (Leonardo Michelini in risposta alle lagnanze di Mario Quintarelli).

IL BANDOLERO STANCO. “Si può avere bisogno anche di chi è stato sconfitto, a fronte dei gravi problemi da affrontare. La lealtà da parte del sindaco sconfitto è un dovere da parte della città. Ascrivo tra i miei successi l’asilo e la scuola a Santa Barbara col nuovo centro sportivo e le tante altre attività che il sindaco analizzerà, considerandole positive anche dalla sua maggioranza. Le faccio gli auguri amichevoli da parte mia. Farò un’attenta opposizione” (Giulio Marini, offre la sua collaborazione al suo successore).

BILL GATES. “Il sito internet del Comune è in una situazione vergognosa e va rivisto. Attraverso quello si può pubblicizzare l’attività e le convocazioni dei consigli comunali” (Sergio Insogna, nel ruolo di consigliere informatico).

GAME OVER. “La campagna elettorale è finita. E’ ora di fare le cose serie e risolvere i problemi che interessano la città” (Leonardo Michelini in risposta alle esternazioni di Giammaria Santucci).

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14   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Le perle più perle, anzi più pirle, sono chiaramente uscite dalle boccucce di rosa dell’ex autista di Perugi (ed ex sindaco) e del voltagabbana abituale Filippo Rossi da Trieste.

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