Quell’impianto non s’ha da fare. Il consiglio dei ministri ha detto no alle biomasse a Torre Alfina. La decisione, adottata la scorsa settimana, mette fine a un lungo braccio di ferro tra Comune di Acquapendente e ministero dei Beni e delle attività culturali da una parte, Regione dall’altra. Contrari i primi, favorevole la seconda. In mezzo, i comitati dei cittadini impegnati a lottare contro quello che hanno sempre definito essere uno scempio.
“Il progetto prevedeva 18mila metri cubi di costruzioni su un altopiano vincolato. Davvero troppo, non era compatibile con l’ambiente e avrebbe deturpato per sempre un’area già attenzionata da forti interessi, quali quelli dei titolati di attività estrattive”, dice Alberto Bambini, il sindaco di Acquapendente, il quale ora può tirare un sospiro di sollievo. La motivazione del consiglio dei ministri è chiara: “L’impianto arrecherebbe danno al paesaggio”. Fine della storia.
“Da quando il progetto è stato presentato in Provincia per la conferenza dei servizi – continua Bambini – Comune e sovrintendenza hanno dato parere contrario. Poi, invece, la Regione ha detto sì”. I due pareri vincolanti sono quelli del ministero, che è stato negativo, e quello dell’ente di via Cristoforo Colombo, di segno opposto. A questo punto, l’iter prevede che sia il consiglio dei ministri a intervenire. “Si sono svolti tre diversi incontri ma – racconta il sindaco – le parti sono rimaste sulle rispettive posizioni. Fino alla decisione del 6 giugno che ha ufficializzato il parere negativo, riconoscendo che il valore ambientale è maggiore più di quello economico”.
Il progetto era stato presentato il 21 marzo 2012 dalla società Agricola Tuscia Bio Energie srl alla Provincia di Viterbo per ottenere il rilascio della autorizzazione alla costruzione di un impianto per la produzione di energia elettrica, alimentato prevalentemente a biomasse, sull’altopiano dell’Alfina.