Cosa c’entra Vincenzo Cerami con Viterbo e la Tuscia? C’entra, se non altro per la sua amicizia col compositore Nicola Piovani, nativo di Corchiano, che proprio del paesino situato nell’agro falisco ha fatto la sua seconda casa. E Piovani, insieme al sindaco Bengasi Battisti, è stato l’ideatore del Fescennino d’oro (a proposito: la quattordicesima edizione è in programma proprio domani sera), un premio che viene assegnato a un artista che abbia svolto un’attività dedicata a tutelare e diffondere le tradizioni e il teatro popolare con nobiltà culturale attraverso la comunicativa teatrale. Ebbene Cerami, sin dal 2000 – anno della prima edizione – faceva parte della giuria che assegna il premio. E in più di un’occasione era stato presente alla serata come ospite. Anzi, una volta lo aveva anche presentato, dando sfogo alla sua verve, ma soprattutto alla profonda umanità di uomo colto, ma allo stesso tempo semplice e docile, che lo faceva assomigliare a un gigante buono.
Non solo. In una calda sera di luglio del 2008 era stato ospite di Tuscia film fest alla Rocca degli Albornoz e chi scrive – che lo conosceva dagli anni ’80 – ebbe l’onore di intervistarlo e di condividere con lui le emozioni di quella serata in cui ricordò la sua vita e la sua carriera: dall’essere stato alunno alle medie di un tale che si chiamava Pier Paolo Pasolini (poi ha sposato una sua cugina); alla pubblicazione del suo primo romanzo, nel 1976, intitolato “Un borghese piccolo piccolo”, che il grande Alberto Sordi trasformò poi in un film di successo; alla sua feconda attività di sceneggiatore fino all’incontro con Roberto Benigni e alla realizzazione di quel capolavoro intitolato “La vita è bella”.
Era un grand’uomo Vincenzo Cerami. Perché alla profonda cultura di cui era portatore aveva miscelato la mitezza e la modestia, che ben presto sapevano trasformarsi in simpatia e affetto. Chi scrive ebbe la fortuna di conoscerlo negli anni ’80 quando – giovane caposervizio nella Cronaca di Roma del Messaggero – Vincenzo Cerami, scrittore già affermato, decise di scrivere per un quotidiano perché voleva prendere il tesserino di giornalista professionista. Eravamo in piena estate e Vittorio Emiliani, direttore dell’epoca, gli affidò la stesura di una serie di pezzi sui grandi gialli romani del passato, dal caso Ghiani-Fenaroli all’omicidio della Marchesa Casati. E lui si presentava al sottoscritto – incaricato di impaginare e titolare i suoi articoli – quasi come uno scolaretto, con quella timidezza del neofita che a me creava soltanto imbarazzo. “Se c’è qualcosa che non va, correggi pure” mi ripeteva ogni volta. Inutile dire che da correggere non c’era proprio un bel niente.
Rivederlo dopo tanti anni, nel 2008, è stato un immenso piacere. Anche perché non era cambiato. Il successo, l’Oscar vinto insieme a Benigni, non avevano assolutamente mutato il suo essere, la sua personalità. Era rimasto l’amico della porta accanto, l’uomo della strada, il mite e mitico Vincenzo. Al quale va il sincero abbraccio di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, di frequentarlo e di apprezzare le sue grandi doti.
Il video di Vincenzo Cerami al Tuscia film fest :