27072024Headline:

“Se non lo restituiranno, sarà un furto”

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Lo sfratto dal convento di Ronciglione

Continua a far discutere lo sfratto di don Pierantonio Fanella dal convento di Ronciglione. Dopo la presa di posizione da parte di Arturo Nevastri, legale rappresentante della Provincia romana dei frati minori cappuccini, ora tocca al diretto interessato rivelare la sua versione dei fatti. Ricordando che la restituzione del convento e dei terreni alla popolazione, una volta abbandonati, è un obbligo morale che risale a secoli orsono. “Ogni comportamento contrario equivarrebbe, nella sostanza, sempre secondo la morale cattolica, ad un furto”, sostiene senza mezzi termini il parroco.

“Quando il legale afferma – scrive don Fanella –  che i frati cappuccini si sono preoccupati di delegare ad altri le loro attività a Ronciglione, dimentica che nessuno, almeno pubblicamente, ha mai chiesto questo loro. Sia intorno al 1580, sia nel XVIII secolo, per ben tre volte quello che i ronciglionesi chiesero ai frati fu di risiedere materialmente in paese; volevano la loro presenza fisica a Ronciglione. Per questo donarono e ridonarono continuamente ai Cappucini l’immobile con i terreni”.

Quindi, se è vero che ormai l’età media dei frati laziali dovrebbe sfiorare i 70 anni, “la restituzione del convento ai ronciglionesi, una volta abbandonatolo, è un preciso obbligo morale per la Provincia Romana dei frati minori cappuccini. Altrimenti, sempre secondo la morale cattolica, saremmo di fronte – ribadisce – a un furto. Da questa colpa non si può considerare esente neppure chi ha svolto l’attività di complice: la diocesi di Civita Castellana, nella persona dei suoi rappresentanti”.

Non di reato parla don Fanella, bensì di peccato. “Certo – specifica – si parla solo dal punto di vista della morale cattolica. Ma non è proprio questa legge che dovrebbe essere seguita diocesi e ordini religiosi? Non pare decisamente una gran bella cosa che un povero ordine religioso, in una sede non legale, come quella di un mezzo di informazione, lasci parlare il suo legale (mi pare famoso a Roma per rappresentare vari enti ecclesiastici)”.

Il parroco ricorda i valori fondanti dell’ordine. “Sarà retorica, ma è lecito chiedersi: san Francesco l’avrebbe fatto? Il Superiore – si chiede – aveva troppo da fare per chiarire e anche per rispondere al sindaco di Ronciglione? Ormai a Ronciglione si è ufficialmente costituito un Comitato di volontariato per la difesa dei diritti che in questa vicenda sono stati calpestati. Forse potrebbe essere una occasione per vedere l’autentico spessore morale degli ecclesiastici che saranno chiamati in causa”.

Infine, un’altra accusa all’ordine. “Concludo precisando che, dopo aver io denunciato alle autorità giudiziarie italiane violenze fisiche e morali verso soggetti indifesi da parte di ecclesiastici, la Provincia Romana dei frati minori Cappuccini e la Diocesi di Civita Castellana non hanno esitato a scrivere notizie false contro di me in documenti pubblici ecclesiastici, al fine  – accusa – di allontanarmi e dall’Ordine dei Cappuccini e dall’attività sacerdotale. Con la complicità dei dicasteri vaticani. A tutt’oggi, malgrado le stesse leggi canoniche lo imponessero tassativamente ai frati cappuccini e alla Diocesi di Civita Castellana, io non ho ricevuto un solo centesimo”.

In merito allo sfratto di don Pierantonio Fanella dal convento di Ronciglione, Arturo Nevastri, legale rappresentante della Provincia romana dei frati minori cappuccini, specifica la sua versione dei fatti. Innanzitutto, “nell’anno 2004 il Tribunale supremo della segnatura apostolica, con pronuncia del 10 novembre, passata in giudicato, dismetteva dall’ordine il signor Pierantonio Fanella, con la conseguente mancata legittimazione a occupare il convento e a officiare le celebrazioni religiose”. Insomma, sarebbe stato cacciato e non dimesso di sua spontanea volontà. In seguito, nel 2007 il Tribunale civile di Viterbo ha dichiarato “l’occupazione sine titulo, disponendo l’immediato rilascio dell’immobile”. Poi, nel 2008 la Corte d’appello di Roma ha respinto il ricorso e confermato integralmente la sentenza di primo grado. “La Provincia romana dei frati minori cappuccini, non trovandosi più nelle condizioni di garantire il servizio destinato alla evangelizzazione e alla vita di fede della comunità di Ronciglione – continua l’avvocato – ha ritenuto di far proseguire dette finalità alla curia vescovile. In tale contesto, l’azione esecutiva è stata promossa da quest’ultima, in forza dei poterei rappresentativi. Pertanto, le determinazioni della mia rappresentata tendono a garantire il perseguimento di finalità religiose e sociali e la conservazione dell’immobile”.

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