03052024Headline:

I migliori giocatori viterbesi per un dream team

Coach Cesare Ferri e il presidente Francesco Marini

Coach Cesare Ferri e il presidente Francesco Marini

Quando nasce una nuova squadra ci sarebbe da accendere un cero a Santa Rosa, o magari, per chi non crede, di stappare una bottiglia di quelle buone. Perché una squadra che nasce è come una famiglia che si crea. Perché lo sport di base, di provincia, è quello sui cui si regge tutto il movimento (sì, anche le Nazionali, anche le Olimpiadi). E poi perché adesso c’è la crisi che strozza tutti, figuriamoci le attività di svago e di diporto.

Per tutte queste ragioni – e per tante altre che qui annoierebbero – la nascita della Pallacanestro Viterbo Belloni è la migliore buona notizia che si potesse scrivere.

Qui una volta c’era la presunzione di potersi considerare una Basket city. A Bologna – ma anche a Forlì, ma anche a Vigevano – si sarebbero messi a ridere, d’accordo, eppure la definizione non era poi così pompata. C’erano squadre di livello, si lottava per lo scudetto e in Europa (al femminile) o anche per la serie A2 (al maschile). Il PalaCimini, che si chiamava così e già sembrava avanti, era spesso strapieno e competente, persino per gli allenamenti. Gli sponsor sganciavano. I giocatori (e le giocatrici) s’innamoravano del posto e sul posto. I giornali e i giornalisti ci sguazzavano con mucho gusto.

Oggi si vola più in basso. Perché i soldi sono finiti, la pay-tv si pappa le presenze e i cervelli dei tifosi, e per qualche anno, in fondo, si è un po’ mollata la presa. Ma la gente dei canestri non si può comunque lamentare. Due squadre in Dnc, la lungimirante Ilco Stella Azzurra, che stavolta punta al bersaglio grosso ed ha già cominciato ad allenarsi, e la rutilante Nuova Fortitudo, ripescata e scoppiettante. Le solite Ants in A2, che sbarcano il lunario sempre in modo eccellente, e magari un giorno il loro modello gestionale andrà studiato pure in qualche corso per manager sportivi, di quelli che vanno tanto di moda. Rischiava di chiudere, almeno per la prima squadra, il Santa Rosa, altro pezzetino di storia che tra l’altro ha sfornato quell’Andrea La Torre di anni 16 che sarà – ci scommettiamo la retìna – il più grande cestista viterbese di tutti i tempi: invece quelli del Santa ci hanno ripensato, e s’iscriveranno al campionato, forse ancora in serie D. C’è l’Arrows Orte. E poi eccoci alla Belloni Viterbo, fiocco azzurro dentro al cesto.

E’ appena nata, ma già ruggisce che è un piacere. Perché dentro ha uomini di buona testa e di mano meglio. Il presidente è Francesco Marini, colui che sei anni fa creò la favola della Fortitudo, portandola dalla Promozione (guarda che coincidenza) fino alle soglie del basket nazionale. Adesso ci riprova: “E vedo lo stesso spirito di allora, la stessa passione, la stessa voglia di giocare per amicizia, per amore di questo sport, per amore di Viterbo”. Frasi da libro cuore? E no. Perché l’idea della Pallacanestro Viterbo è nata qualche mese fa, in una serata al pub: una Tennent’s, patatine e wurstel, e i soliti discorsi a senso unico: basket, basket e ancora basket. Finché uno degli amici non se n’è uscito con la proposta che ti frega il cervello: “Perché non facciamo una squadra tutta nostra?”. Ecco fatto.

In panchina, un altro mezzo monumento. Si chiama Cesare Ferri, questo sport ce l’ha nelle ossa, e il suo curriculum da allenatore dice 27 ani da coach. Modi signorili, i giocatori lo amano: uno di quegli allenatori che se non avesse dedicato troppo tempo al lavoro (vero) e avesse avuto un pizzico di fortuna, adesso sarebbe chissà dove. “Sono stati proprio i ragazzi a convincermi. Ho già allenato molti di loro, ci siamo divertiti, ci siamo tolti soddisfazioni sia a livello agonistico che a livello umano. Per una cosa così vale sempre la pena”. Sembra Guidolin, ma meno pretino, e senza tuta.

Eccoli, allora, i ragazzi. E’ il meglio su piazza, almeno se si guarda tra i giocatori nati a Viterbo. C’è il capitano, Riccardo Gasbarri, uno che anche quando sogna sogna basket. Playmaker o guardia, ha giocato in tutte le realtà viterbesi, facendosi apprezzare prima per le doti tecniche e poi ancora di più per quelle umane. Accanto a lui, Federico Zena, che da pupo esordì in B d’Eccellenza, con la grande Libertas, e tremava come un pulcino e tirava come un assassino. Adesso la cartà d’identità dice anni 31, ma in Promozione, l’anno scorso, segnava ancora 50 punti a botta. Varebbe il prezzo del biglietto, se solo si pagasse il biglietto, visto che le partite della Belloni, alla palestra del Murialdo, saranno ad ingresso gratuito (il campionato inizia a fine ottobre, la preparazione della squadra il 2 settembre). Altre perle della collana: Alessandro Ottaviani, detto il Taglio, perché è uno che fa ridere fuori dal campo, ma dentro fa piangere gli avversari. Fino a due mesi fa era il capitano della Nuova Fortitudo, adesso scende di categoria per giocare tra gli amici di sempre: in Eccellenza può vincere le partite da solo. Altri? Marco Milani, il pivottone buono buono eppure tecnicamente perfetto, un lusso per intenditori. E non va dimenticato Marco Valentinotti, uno che si è dimenticato l’orologio biologico a casa, sul comodino: professionista affermato nella vita, sul parquet è un diavolo che non perdona, e nonostante ora viva a Roma, gioca sempre con piacere con la maglia gialoblu della sua città. E bentornato. Ancora, altri nomi noti: da Sabatini ai due Morelli, da Negroni a Costantini, da Graziotti a Rinalducci.

Il capitano Riccardo Gasbarri

Il capitano Riccardo Gasbarri

L’ultima nota è per lo sponsor, la tabaccheria Belloni di Nepi, dalla quale la squadra prenderà nome e risorse per affrontare la stagione. Senza sponsor, lo sport sarebbe fregato da un pezzo, e il basket ancora di più (avete presente la Simmenthal Milano, il Messaggero Roma, la Indesit Varese o la Montepaschi Siena?). Ecco, perciò che una menzione va pure a chi ci mette i soldi e la faccia per far divertire questi ragazzi, e magari per vederli vincere. Loro avrebbero pure continuato a farlo al playground, sotto casa, come facevano da bambini. Ma vuoi mettere il gusto?

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