Tranquilli: la porchetta c’è. Se è per questo c’è pure il torneo di briscola, e per i più sofisticati, anche il torneo di burraco a coppie. Carte per chi è messo da parte? Sembra proprio così, visto che il cartellone del Settembre viterbese sembra aver messo da parte la qualità, preferendo la quantità. Ad abbundantiam, per dirla alla latina, ma anche ad nauseam, o ad minchiam. E senza intravedere un filo conduttore del programma di eventi che – iniziato il 20 agosto – accompagnerà o perseguiterà viterbesi e turisti fino al 27 ottobre. Sempre che ci si arrivi vivi.
Già, sembra la sagra della misticanza. Con tanti eventi piccoli eventi, spesso di quartiere, spesso autoreferenziali, messi sullo stesso depliant, tra l’altro scritto in caratteri talmente piccoli che sarebbero buoni al massimo per un test oculistico. Va bene il risparmio di carta, va bene aver salvato mezza foresta Amazzonica, ma poi alle cataratte chi glielo spiega?
Comunque, effetti visivi a parte, è la sostanza che manca. Spettacoli e spettacolini senza alcun fascino né nomi di richiamo: l’unico che promette (promette) bene sembra quello di chiusura, del 27 ottobre, al teatro Genio, lo spettacolo “Lo sfascio” di Gianni Clementi con Nicolas Vaporidis, Primo Reggiani, Simone Corrente e Alessio Di Clemente per il festival Quartieri dell’arte. Tutto il resto è noia, se si eccettuano i giorni clou di sabato, domenica, lunedì e martedì, con i Trasporti di Macchina e Minimacchine e il corteo storico. Il 4 settembre, ricominciano i mugugni, con la fiera riportata nella sua collocazione originaria del giorno di Santa Rosa, dopo gli esperimenti di spostarla alla domenica che sembravano aver cambiato una certa tradizione viterbicola un po’ ammuffita e demodé. Niente da fare: il 4 settembre bisognerà di nuovo destreggiarsi tra pakistani che vendono bolle di sapone, pannocchiari marocchini e spacciatori di pentole salernitani (“Cuoce tutto senza olio, signora mia”). Un passo indietro che mancava.
C’è altro? Sì, hai voglia. La parte del leone, in questo cartellone riempito a casaccio, sembrano farla le feste di quartiere e di frazione. A Grotte Santo Stefano. A San Martino al Cimino. A Pianoscarano. A Bagnaia e a La Quercia. Ciascuno col suo “stand gastronomico”, ciascuno con la sua serata di liscio, ciascuno con la sua tombola in piazza. Una dimensione poco nazional e molto popolare, che difficilmente attrarrà il turismo internazionale, ecco, ma forse neanche quello umbro o toscano. Fioccano le manifestazioni sportive – la maggior parte delle quali ci sarebbero state comunque -, spunta qualche curiosità come trasmissioni radiofoniche (“Scusa Ameri se ti interrompo”), il raduno degli alpini e quello degli amici degli animali, la caccia al tesoro della quale è stata pure sbagliata la data (forse questo però è un bene). Insomma, ce n’è per tutti i gusti, il problema sono i gusti stessi.
L’assessore alla Cultura Barelli, del resto, ha poco di cui imputarsi, nonostante in queste ore venga brutalizzato dai cecchini culturali appostati su ogni tetto: “Il bando era già stato fatto dalla precedente amministrazione, noi non abbiamo fatto altro che ufficializzarlo. Questo cartellone non lo sento mio, avrei ragionato in modo diverso, privilegiando i grandi eventi”. Giusto, peccato che non ci sia stato né tempo né modo. Forse l’anno prossimo, se sopravviveremo.
La vera attrazione del settembre viterbicolo è l’ottuso Barelli con la sua faccia un po’ così. Perché ci vuole una bella faccia di c., oltre che e soprattutto un energumeno di origini triestine alle spalle, per sparare piramidali castronerie come fa lui e non essere cacciati a calci dalla giunta comunale un secondo dopo. Mala tempora e mali filippini currunt.