27042024Headline:

“Voglio un partito aperto alla gente”

veltroni (1)“Com’era bello il mio Pd”. Già, il Pd del Lingotto a Torino, o quello che nel 2008, nonostante il centrosinistra fosse reduce dalla debacle del governo Prodi, riuscì ad avere il 34 per cento dei consensi da parte degli italiani. Quel Pd che sarebbe dovuto diventare il partito del futuro, dei riformisti, di coloro cioè che avrebbero dovuto cambiare l’Italia e gli italiani. Un Pd di sinistra, “che finora è stata poco sinistra perché non ha innovato”. Il Pd di Walter Vetroni, che oggi non c’è più, ma che potrebbe tornare ad esserci e di cui lo stesso Veltroni ha parlato a lungo domenica pomeriggio ad Acquapendente, in quella bomboniera che si chiama teatro Boni, davanti a oltre 250 persone, presentando il suo ultimo libro “E se noi domani”.

Un’ora e mezza di chiacchierata – fatta di domande e risposte – durante la quale l’ex sindaco di Roma ha fatto un’analisi spietata e cruda degli errori commessi dal partito soprattutto in questo ultimo periodo e che hanno prodotto quel governo di larghe intese che – Enrico Letta a parte – non piace proprio a nessuno.

Un libro – ha raccontato Veltroni – scritto nei giorni dell’attesa di un governo che non arrivava mai e di quell’elezione vergognosa del Capo dello Stato (“Non uno di quei 101 che hanno abbattuto Prodi – ha detto – ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto e di spiegarne il perché”) e nato per un bisogno di chiarezza.

E Veltroni chiaro lo è stato anche troppo. Nel rimproverare al Pd di essersi affidato all’apparato, quando avrebbe dovuto essere un partito in cui l’iscritto avrebbe dovuto essere protagonista. Di aver sbagliato un calcio di rigore a porta vuota, riuscendo a non vincere un’elezione praticamente vinta e registrando “la più grande sconfitta politica della storia della sinistra degli ultimi cinquant’anni”. Di non essersi saputo amalgamare “in un partito veramente nuovo, persino per non provenienza da una delle forze fondatrici di una parte via via maggiore di aderenti ed elettori”. Di aver sempre e solo “pensato all’elefante”, ossia a Berlusconi, senza essere capace di illustrare agli italiani una proposta alternativa e su quella chiedere il consenso. “Il centrosinistra contro Berlusconi – ha detto Veltroni – le ha provate tutte, in questi anni, un po’ come Wile Coyote con l’odioso Beep Beep”.

Critica, tanta critica, ma anche proposta per un futuro diverso. Che passi dalle riforme istituzionali in primis (il semipresidenzialismo alla francese potrebbe essere per lui la soluzione), giacché “serve un governo che decida e che faccia le cose. Perché dalle non decisioni troppo spesso sono scaturite le dittature”. E che punti “sull’intelligenza complessiva delle cose” , cambiando certe ottiche ormai vetuste, come quella che ha visto sempre contrapposti impresa e lavoro; nonché su tre parole chiave: responsabilità, comunità, opportunità, al fine di costruire una società in grado di competere con le sfide presenti e future.

Poi, se si vuole, anche una notizia: Matteo Renzi futuro candidato premier, ma anche segretario del partito. E, pensandoci bene, non è neanche clamorosa. Giacché, visto ciò che i due dicono, c’è solo da stabilire se Veltroni sia renziano o Renzi veltroniano.

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403   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Veltroni: chi era costui?

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