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Alla scoperta della via Ceretana

marturanumNon vale per loro l’espressione “dilettanti allo sbaraglio”. Piuttosto dilettanti (nel senno etimologico del termine: ovvero, come avverte il dizionario, chi svolge un’attività, spec. sportiva o artistica, per diletto e non per professione o per lucro) più che appassionati, curiosi, sapienti che orientano le loro iniziative, in modo volontario, alla tutela, alla promozione, alla piena fruizione dell’immenso patrimonio storico-archeologico del Viterbese.

La premessa per segnalare, nell’ambito delle attività editoriali dell’associazione ArcheoTuscia, un denso volume dal titolo “Tra Caere e Volsinii. La via Ceretana e le testimonianze archeologiche lungo il suo percorso” (pp. 379, euro 30), nel quale Luciano Proietti – docente di Topografia all’Itis, già presidente della Pro-Ferento –  e Mario Sanna. – ex facchino di Santa Rosa, artigiano, restauratore e ebanista di mobili antichi – hanno ricostruito, con una ricerca sul campo durata anni, escursione dopo escursione, i mirabilia disseminati su una direttrice viaria tra le più antiche dell’Etruria Meridionale.

“Si tratta – spiegano gli autori, che hanno in attivo anche il volume “Presenze archeologiche lungo la via pubblica Ferentiesis e le sue diramazione” – dell’arteria che da Cervetersi si dirigeva a Orvieto, attraversando tutto il territorio dell’Alto Lazio. Un asse viario creato nel periodo di maggiore floridezza per favorire i flussi commerciali tra la costa tirrenica e l’Etruria interna”. Insomma, una sorta di trasversale ante-litteram che permise la nascita e lo sviluppo di centri quali Caere (Cerveteri), San Giovenale, Blera, Grotta Porcina, Surina (Viterbo), Acquarossa, Civita di Bagnoregio fino a Orvieto.

A scorrere l’indice, si rimane basiti. Per ogni chilometro attraversato e per le decine di evidenze che vi insistono, siano esse ancora visibili, siano esse scomparse sotto la vegetazione, sono state compilate schede storico-topografiche più che accurate, accompagnate da un notevole apparato iconografico e sorrette da appropria e ampia bibliografia.

“Come associazione – rileva nella prefazione il presidente di Archeotuscia Rodolfo Neri – siamo grati a Proietti e Sanna che hanno compreso perfettamente l’importanza di sviluppare progetti per salvaguardare i nostri siti archeologici unici. Non solo quelli della città di Viterbo, ma dell’intera Tuscia, purtroppo consapevolmente abbandonati alla loro imminente distruzione in mancanza di fondi e quindi di concreti interventi”.

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