16112025Headline:

“Non sono qui per vendere, ma per regalare”

Paccottiglia e cianfrusaglie a via Matteotti

Paccottiglia e cianfrusaglie a via Matteotti

Alla fiera dell’Est/ Per due euro / Un calzettone mio padre comprò. E che ci perdoni, il sommo Branduardi, per aver insozzato il suo capolavoro. Ha suonato a Ferento appena qualche settimana fa: capirà. Però, sulla fiera di Santa Rosa e i calzettoni bisognerebbe scavare a fondo: sono loro, i venditori di calzettoni di spugna, i grandi protagonisti di questa edizione. Sono ovunque, sono insistenti, bene addestrati, delle macchine da guerra rigorosamente made in Napoli. Avranno fatto un pullman, per venire su, forse di più: li trovi dappertutto, da viale Trento – dove in teoria la fiera non ci dovrebbe essere – alla storica via Cairoli, dove un tempo c’erano quelle bellissime bancarelle di materiale in vimini, ora sparite. Si metteno in cinque, in sei, lunga lo via, e fanno blocco: “Signo’, accattateve o’ calzettone”. No, grazie. “Guardi quanto sono fatti bene, resistenti, comodi. Nu babbà”. No, per favore: al calzino in spugna perferisco la fustigazione. “Essù, signora bella”. Ho detto di no, adesso vi denuncio per stalking. Solo allora si ritirano in buon’ordine, e cercano un’altra perda.

Tolti gli spacciatori di calzettoni, la fiera perde tutto il suo fascino. Cioé, torna ad essere quella roba brutta, sporca e cattiva. Almeno per la maggior parte. Un immenso mercato a cielo aperto, senza regole né criteri, Un blob , il fluido che uccide la città, e la intasa, e la sporca e la impuzzolisce, in un giorno – il 4 settembre – che dovrebbe essere di festa, o di preghiera, o di pranzi in famiglia e lunghe passeggiate digestive tra le vie del centro storico, di aperitivi che non finiscono mai. E invece no: l’idea intelligente di spostare la fiera alla prima domenica utile dopo il 4, è stata provata per qualche anno e poi cancellata senza dare spiegazioni convincenti.

Lo storico anguillaro a via della Cava

Lo storico anguillaro a via della Cava

E allora, se la fiera deve essere questa, godetevela pure. Si fa per dire. Godetevi i pannocchiari, una setta antichissima e potentissima che abbrustolisce granturco agli angoli delle strade, con norme igieniche molto discutibili, anzi assenti, e te le vende per euro 3 (il duecento per cento di guadagno sul costo, ad occhio: probabilmente sono già miliardari). Godetevi gli incantatori di serpenti che vendono griglie miracolose e affettaortaggi affilatissimi, microfono in  bocca, e va a finire che c’è sempre una signora Pina che si innamora di loro. Godetevi le piadinerie, le paninerie e le friggitorie atterrate nelle piazze, come grandi astronavi aliene, con l’obiettivo di distruggere l’umanità a colpi di colesterolo. Godetevi i bengalesi, poverini, che vengono col treno da Roma e propongono di tutto, e che poi se non vendono magari prendono pure le botte dal loro pappone. Godetevi i prodotti “tipici”: salumi (umbri), aglio rosso (di Sulmona), peperoncino (calabrese). Godetevi i venditori russi di canne (da pesca, s’intende) e lucidatrici molto sospette, da 150 euro cadauna. Godetevi gli agenti che dovrebbero controllare, e che controllano prelevando al Bancomat, salutando gli amici degli amici, e guardando le tette delle ragazzine in libera uscita. Godetevela, questa fiera.

E ringraziate quello che ancora resiste. Tipo i pochi banchi storici (quello di ferramenta a piazza della Rocca, l’anguillaro di piazza della Vittoria e pochissimi altri), i porchettari di Vallerano, che Dio li benedica, e qualche nocciolinaro duro e puro. Che si degna persino di farti lo scontrino per cinque euro di pistacchi: e chi l’aveva mai visto, uno scontrino alla fiera?

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