Tranquilli: domenica si gioca, a porte aperte, allo stadio Enrico Rocchi. Alla faccia della burocrazia, delle carte bollate, delle firme e dei timbri. Quei documenti che avevano spinto il Comitato regionale della Figc a dichiarare chiuso il campo di Viterbo per la sfida tra i gialloblu e il Futbol club, sono stati consegnati a chi di dovere, e così il provvedimento è decaduto e i tifosi potranno riempire curva e tribuna della Palazzina.
Per domenica, insomma, nessun problema. Tutto risolto, allora? Tarallucci e vino (anzi, caffé borghetti)? Niente affatto. La situazione tra la Viterbese e il Comune (che è proprietario dello stadio) resta in sospeso, in bilico, e tutt’altro che distesa. Lo dimostrano le parole velenose di Piero Camilli, uno che di solito non le manda a dire e che ha approfittato dell’incomprensione intorno al campo per sparare a palle incatenate contro palazzo dei Priori, minacciando misure estreme come per esempio quella di riportare la Viterbese nella sua casa originaria, a Grotte di Castro.
Una sparata, d’accordo, una provocazione, anche se con Camilli non si può mai prevedere cosa succederà. La realtà è che il Comandante chiede giustamente la soluzione definitiva della vicenda stadio, con la firma della convenzione per la gestione dell’impianto in modo stabile e duraturo, e non più provvisorio come è adesso. Ha ragione, Camilli, visto che si è speso tanto in prima persona – e con i figli Vincenzo e Luciano – per realizzare il trasferimento del club nel capoluogo e per garantire un futuro solido al calcio gialloblu. E’ da inizio luglio che l’operazione societaria si è conclusa, con tanto di passaggio di consegne nell’ufficio del sindaco, e non è possibile che la convenzione non sia ancora pronta. E invece il Comune temporeggia, o forse perde tempo tra carte, firme e dettagli tecnici. Per quale ragione? C’è chi dice che Michelini sia rallentato da quel “sabotaggio occulto” che alcuni dirigenti starebbero mettendo in atto nei confronti della nuova giunta. Balle. Se un sindaco vuole, fa. E in tempi brevi, scavalcando qualsiasi dirigente: è una questione di autorità e volontà politica. Ecco allora che i motivi di questo impasse, con la convenzione che non sarebbe stata neanche ancora abbozzata, vanno ricercati altrove. Per esempio nel rapporto con la vecchia società, la As Viterbese, quella che a giugno non si è iscritta al campionato e ha rinunciato alla gestione dello stadio. Nel contratto di allora ci sarebbero alcune clausole, soprattutto assicurative, dalle quali il Comune potrebbe trarre vantaggio: se il club infatti non ha rispettato alcuni obblighi, ecco che l’amministrazione potrebbe veder riconosciuti i danni. Di qui l’intenzione di aspettare, e di andare avanti con un’agibilità provvisoria, settimana per settimana, con la nuova Viterbese.
Tutte questioni che però non interessano i Camilli, né tantomeno i tifosi. Loro vogliono solo andare allo stadio e vedere i gialloblu vincere le partite. A Canino, domenica scorsa, erano oltre cinquecento, una dimostrazione d’affetto eccezionale, che si ripeterà anche contro il Futbol club, e nella campagna abbonamenti che sta andando alla grande. Ecco perché la vicenda dello stadio merita di essere risolta senza troppe polemiche, e in fretta: se lo meritano i Camilli, che ci mettono i soldi, e se lo meritano i tifosi, che ci mettono la passione e la voce. Chissà se in Comune lo avranno capito.