25042024Headline:

L’arsenico costerà salato a tutti i Comuni

arsenicoI risarcimenti per l’arsenico? A pagarli potrebbero essere tutti i Comuni del Viterbese. Il giudice di pace di Viterbo ha infatti accolto la richiesta di inserire l’Ato, l’Ambito territoriale ottimale, tra gli accusati in un procedimento intentato da un ristoratore del capoluogo. Non solo, perché nello stesso pronunciamento viene ribadita la responsabilità di ministero dell’Ambiente, Regione, Provincia, Comune di Viterbo e Talete nella gestione del servizio idrico. Significa che, insieme all’Ato,  sono tutti corresponsabili dell’eventuale danno causato ai privati per la non potabilità delle acque. Sono due delle principali novità contenute nella sentenza del giudice Mauro Fagioni, depositata i primi di settembre.

A dare l’avvio al procedimento, è stato il titolare di un’osteria di Viterbo con l’intenzione di ottenere il rimborso delle spese sostenute per l’installazione del dearsenificatore nel proprio locale, un risarcimento per essere stato esposto al pericolo di sanzioni per responsabilità altrui e la restituzione del 50% dei canoni versati in bolletta. “La decisione di intentare causa – spiega il legale rappresentante, Luigi Padovan – deriva dalla valutazione dei danni subiti dal mio cliente a causa dell’emergenza arsenico. Abbiamo fatto i conti di quanto gli sarebbe costato non dotarsi a proprie spese di un dearsenificatore: una multa di 60mila euro, un procedimento penale e la chiusura cautelare”. Praticamente, il fallimento dell’attività. Certo, il sindaco Leonardo Michelini ha ottenuto che tramite i deputati del Pd Alessandro Mazzoli e Giuseppe Fioroni, nel decreto eco-bonus fosse prevista la defiscalizzazione delle spese sostenute per questi impianti. Però i costi restano, eccome.

Di fronte a queste richieste, ministero, Regione, Provincia, Comune di Viterbo e Talete hanno iniziato lo scarica barile, cercando ognuno di chiamarsi fuori. Il giudice però ha dato loro torto, riconoscendo che la frammentazione e la sovrapposizione delle competenze in materia di servizio idrico rende tutti corresponsabili. E quindi è legittimo che il cittadino li chiami in causa. Non solo, il giudice ha deciso che la competenza in materia spetta proprio alla giustizia ordinaria e non a quella amministrativa (Tar e Consiglio di Stato) come invece alcuni degli accusati sostenevano.

Infine, la decisione forse più eclatante: su richiesta del Comune di Viterbo, anche l’Ato è stato chiamato in causa. E’ vero che si tratta di una realtà a se stante ma resta pur sempre composta dai sindaci del Viterbese. Vuol dire che se il giudice dovesse dare ragione al ristoratore, a pagargli i danni sarebbero tutti i Comuni della Tuscia. Si tratta, quindi, di un precedente che potrebbe convincere altri imprenditori del settore alimentare a portare davanti al giudice tutti i soggetti dal ministero in giù, per vedersi rimborsate le spese e risarciti di danni causati dall’acqua avvelenata.

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15   Commenti

  1. Luca Prosperoni ha detto:

    e adesso vediamo se si danno una svejata, intanto a monteromano il sindaco ha diramato il termine dell’ordinanza di non potabilità a causa arsenico per entrata in funzione dei dearsinificatori nelle condotte!

  2. Giorgio Molino ha detto:

    Arriva l’inflessibile giudice patalocco Mauro Fagioni e la Talete se la fa tutta nei pantaloni.

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