Da Umberto Ciucciarelli riceviamo e pubblichiamo:
Stamane, sabato 7 settembre 2013, di buon’ora mi sono recato al Comune di Viterbo con la volontà di apporre la mia firma su alcuni dei referendum proposti da Radicali Italiani. Come ben sa chi mi conosce, io lavoro da lunedi mattina presto a venerdi sera tardi. Sono un cittadino come gli altri e mi riservo di occuparmi delle mie cose al sabato mattina.
Non è una novità che i dipendenti comunali abbiano il sabato libero, segreteria compresa. Nei meandri del nostro programma di Governo per la città avevamo infatti proposto che si abolissero i due “rientri” infrasettimanali al fine di agevolare la fruibilità dei servizi comunali a tutti anche al sabato mattina.
Debbo dire che in un primo momento avrei voluto scatenare l’inferno, poi mi sono ricordato che in termini di diritti e di doveri ci hanno detto che, di fatto, non siamo tutti uguali. Il mio diritto di cittadino cozza con il diritto che è stato concesso ad alcune categorie di aggiustarsi le cose come meglio credono. Tanto a pagare siamo noi. Sia il loro disservizio che i loro stipendi.
Vorrà dire che in settimana tenterò nuovamente la sortita, sacrificando ore al mio lavoro. Di fatto sarò costretto a pagare per avere qualcosa che mi spetta.
Tra le tante kaste che dominano l’Italia, talvolta ci dimentichiamo della kasta dei travet e dei burocrati. Forse la kasta più esiziale di tutte, perché spesso e volentieri i posti si tramandano di padre in figlio (anche al comune di Viterbo, per non rimanere sul generico). Alla faccia delle pari opportunità!
Il sindaco e la prefettura, e ci siamo. Ma i sindacati, e i tanti dipendenti con il loro bel bottino di voti, non c’entrano niente in questa parodia democristiana del sabato fassista?