Che cosa ci fanno due piascaranesi nel cuore nero del Brasile? No, non è il solito inizio di una barzelletta sporca, ma quello che è successo lo scorso giugno a Salvador de Bahia. Dove Luciano Bernini e Leonardo Bonucci – figli nobili del rione più antico e fiero di Viterbo – si sono incontrati e hanno condiviso una bella storia di calcio, e cioé l’avventura dell’Italia in Confederations cup, conclusa con un super terzo posto. Con la speranza, naturalmente, che l’estate prossima il copione si ripeta, e che magari si riesca anche a migliorare il risultato, visto che stavolta ci saranno i Mondiali in palio.
Ma andiamo con ordine. Luciano Bernini è imprenditore dalle mille idee, con un passato da calciatore e dirigente, oltre che da politico (è stato a lungo delegato allo sport del Comune di Viterbo). Dal 2009 vive in Brasile, a Salvador de Bahia, metropoli dal fascino antico – qui arrivavano e venivano venduti gli schiavi neri africani nei secoli scorsi -, dai suoni mistici dei tamburi del Pelourinho, dai colori di un Carnevale secondo soltanto a quello di Rio. “Sono arrivato in Brasile per la prima volta nel 2003 – racconta Bernini. Sei anni dopo ho deciso di trasferirmi: mi occupo di affari, e passo sei mesi là e sei mesi nella mia Viterbo, che non ho certo dimenticato”. E infatti Bernini nella città dei papi è anche il vicepresiente del Calcio Tuscia, una delle maggiori realtà giovanili della provincia.
Ma torniamo al pallone a tinte azzurre. A giugno c’è stata la Confederations cup, che poi è la prova generale per il Mondiale dell’anno prossimo. “L’Italia gioca contro il Giappone a Recife, a nord di Bahia. Sono mille chilometri di strada, io prendo la macchina, imbarco Ezio Vannini (ex giocatore del Foggia e ora imprenditori anche lui in Brasile, ndr) e partiamo. Grazie ai contatti in Italia con Alessandro Pica, il delegato del Coni di Viterbo, ho il contatto con Mario Vladovich, il team manager della Nazionale, quello che decide tutto sulla parte logistica della spedizione azzurra. Avevo anche parlato con Bonucci, che conosco da quando è nato. Arriviamo in albergo. Chiamo Leo e lui scende, anche se la hall è blindata e non lasciano passare nessuno. Sono stati di un’ospitalità deliziosa: foto, autografi, chiacchiere con Pirlo. Non avevo dubbi, il cuore di un piascaranese come Bonucci non tradisce mai”. Solo Balotelli, pare, sia stato un po’ orso, ma questo fa parte del personaggio. Poi allo stadio, per la vittoria rocambolesca (4-3) contro il Giappone di Zaccheroni. Una grande festa conclusa nel migliore dei modi.
Dopo, la Nazionale deve andare a Salvador proprio per la semifinale contro il Brasile padrone di casa. E anche Bernini, da quelle parti, è padrone di casa. “Biglietti in tribuna d’onore, seduto vicino a Serginho, l’ex del Milan, poi tutti a cena per una bella rimpatriata viterbese. Che spettacolo. Peccato solo che l’Italia abbia perso…”.
Prossima fermata, i Mondiali dell’estate 2014. E Bernini è pronto: “Anche il Brasile lo sarà, se è per questo – assicura – Gli stadi più importanti sono pronti, e così le strade e le altre strutture. Almeno per Salvador. Le proteste e le manifestazioni dello scorso giugno? Erano dovute all’aumento dei prezzi dei trasporti pubblici, ma la cosa è già passata. Anche i brasiliani, pazzi per il futbòl, vogliono godersi lo spettacolo. E perciò invito tutti i viterbesi a venire in questa splendida terra per un Mondiale che sarà indimenticabile, spero anche per la nostra Nazionale e per il nostro Leonardo”. Magari dopo una stagione vincente per il Calcio Tuscia: “La nostra missione non è solo il risultato sul campo, ma anche la soddisfazione di far giocare tutti i nostri tesserati. Quelli già pronti e quelli che devono crescere. Tutti hanno diritto a dare calci ad un pallone”. A Viterbo, come in Brasile.
Filippo Rossi da Trieste e l’ottuso Barelli, due conquistadores a Viterbo.
non riesco collegarmi con voi.