Appuntamento alle ore 10, “nella consueta residenza di Palazzo Gentili”, per citare il comunicato stampa di convocazione. C’è il consiglio provinciale, convocato in via straordinaria per affrontare un bel po’ di ordini del giorno. Il più importante, per regioni tecniche e non solo tecniche, sarebbe l’elezione del nuovo presidente del consiglio. Che manca da un pezzo, da quando cioè Piero Camilli si dimise – come l’assessore Bianchini, anch’egli di Fratelli d’Italia – per spronare l’amministrazione a fare di più, o almeno a fare qualcosa.
Era l’inizio di luglio, era l’inizio di una crisi andata avanti per due mesi e risolta a settembre, con la redistribuzione – da parte del presidente Meroi – del pane e dei pesci. Cioè delle deleghe. Fratelli d’Italia ha avuto un assessorato in più, con la promessa che l’Udc avrebbe presto ottenuto la presidenza del consiglio. Oggi siamo arrivati al punto fatidico, l’elezione del presidente (e del vice), all’ordine del giorno. Una formalità? Ci si augura di sì. Perché di questi tempi, l’immobilismo e le beghe politiche sono, diciamo così, impopolari, e perché sarebbe ora che la Provincia si metta a correre, per realizzare qualcosa fino al termine naturale della legislatura (2015) e per mettere a tacere tutti quei beceri populisti che vedono proprio nelle Province l’inutiltà fatta ente.
Il candidato a questa carica è sempre stato uno solo, Francesco Bigiotti, capogruppo dell’Udc, e attivissimo sindaco di Bagnoregio. Cronaca di un’elezione annunciata, allora? Non proprio, anche se sarebbe il caso di sperarlo, per il bene dell’amministrazione. Ma c’è chi è pronto a giurare che se Bigiotti oggi non dovesse essere eletto, ci sarebbe la conferma che le cose in maggioranza non vanno proprio bene. E che i malumori non siano stati spazzati via dal rimpasto settembrino. Anche perché un’elezione è sempre un’elezione: si deve passare dalle forche caudine del voto, con tutti i rischi del caso. Ecco perché un agguato è sempre possibile, magari per rimandare la discussione e l’elezione più in là. Prendere tempo per prendere tempo, o prendere tempo per cambiare cavallo e trovare un altro nome a Bigiotti? Staremo a vedere, questa mattina, a partire dal numero legale. L’unica cosa certa è che gli strascichi di una crisi di mezza estate si sono trascinati fino ad adesso, ad ottobre iniziato.
Bigiotti presidente, numeri permettendo
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Lo stupefacente Bigiotti un po’ (troppo) ce l’ha rotti.