E per fortuna che c’è il Partito democratico a mettere un po’ di pepe in queste giornate grigie d’autunno. Il colpo di scena riguarda una candidatura, quella di Andrea Cutigni a segretario comunale di Viterbo, che non si può fare. E non per ragioni politiche, ci mancherebbe, ma per ragioni squisitamente tecniche. O se preferite formali, o – ancora meglio – per ragioni burocratiche. Già, perché lo dice il regolamento del Pd per il Lazio, articolo 2 comma 3, che riportiamo integralmente, maiuscole incluse: “Possono esercitare l’elettorato passivo per l’elezione dell’Assemblea e del Segretario delle Federazioni Provinciali di Frosinone, Latina, Rieti, Roma, Viterbo, della Federazione della città di Roma, dei Comitati direttivi e dei Segretari dei Circoli coloro i quali, iscritti nel 2012, abbiano rinnovato, anche on line, la tessera per il 2013, in regola con il versamento della quota di iscrizione, all’atto della presentazione della propria candidatura”.
E indovinate un po’? Andrea Cutigni la tessera del 2012 non ce l’ha. “Ho controllato nel portafoglio: ho quella del 2010 e quella del 2011, penso proprio di non averla fatta nel 2012, a meno che non l’abbia messa da qualche parte a casa”, dice lo stesso Cutigni. Al quale la cosa è stata fatta notare ieri pomeriggio, dopo che aveva presentato la sua candidatura alla stampa, insieme al candidato alla segreteria provinciale Alessio Trani e all’aspirante presidente di circolo Rossella De Paola.
Poi, il lunedì, la doccia fredda: questa candidatura non s’ha da fare, o meglio non si può. “Intendiamoci – spiega Cutigni – Io la mia candidatura non la ritiro, ma se non è possibile tecnicamente me ne faro una ragione, e mi faccio da parte con lo stesso spirito di servizio che ha ispirato la candidatura stessa. Un’infrazione al regolamento è un’infrazione al regolamento”. Stop. Cutigni no pasarà.
E adesso vai coi dubbi e le malizie. Tipo: ma è possibile che nessuno, tra quelli che hanno pensato alla candidatura di Cutigni, avesse controllato prima il regolamento del Pd? Bastava farsi un giro su internet, magari una telefonata. Sarebbe stata la prima cosa da fare, soprattutto per esponenti che si vantano – a ragione o no – di conoscere alla perfezione la macchina del partito e la relativa burocrazia.
Secondo: chi invece ha fatto le pulci allo stesso Cutigni scoprendo questo peccatuccio (che sarà comunque veniale, ma sufficiente a invalidare la sua candidatura)? Qualche topo di biblioteca? Qualcuno che aveva paura del possible risultato di Cutigni alle urne? Eppure, Cutigni, anche col sostegno dei renziani e quello della corrente Civati, non avrebbe certo potuto insidiare l’altro competitor, quel Stefano Calcagnini che può invece contare sull’appoggio dei big locali del partito, Fioroni e Sposetti. “Cutigni è un candidato al massimo da 30 per cento”, dicevano i beninformati intinti nel curaro. E allora, perché tutte queste scene? La caccia ai soliti sospetti, insomma, è aperta, anche se non si pauò escludere per una volta che sia stata solo una coincidenza: qualcuno ha controllato, in buonafede, e ha visto che la candidatura non poteva essere accettata.
C’è altro? Sì, occorrerà vedere se la componente renziana troverà un altro candidato – stavolta con tutte le tessere al posto giusto – in tempo per il primo congresso, previsto per sabato a Bagnaia. Si può fare, a patto che non ci siano altri scazzi come quelli che l’altro giorno avevano incrinato i rapporti tra Serra e Mancinelli e lo stesso Trani; una frizione“non per i nomi per i metodi utilizzati”. Adesso che un nome – quello di Cutigni appunto – è saltato, però, bisognerà tornare a ragionarci su. E chissà che non rientri in ballo pure l’idea serriana di riproporre quel Roberto Innocenzi che era stato cassato a causa di una macchia indelebile. Cioé quella di aver sostenuto alle comunali Gianmaria Santucci, un democristiano. Intelligenza col nemico, insomma.
I congressi del PD: comiche che non fanno ridere. Aridatece l’ottuso superassessore Barelli!