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“Ho visto i falchi perdere le ali” (e non solo)

ALESSANDRO MAZZOLILa fiducia al governo Letta? La Cabala ci andrebbe a nozze. Due giornate al cardiopalma, quelle vissute tra martedì e mercoledì. Due giornate giocate sul filo dei numeri. Quanti nel Pdl sono pronti a non obbedire al diktat di Belrlusconi? Numeri che salgono, scendono, si rincorrono. Effetto montagne russe di un pallottoliere impazzito che fotografa la fine di un’epoca in Italia. Facce scure, volti tesi, parlamentari in giro fino a tarda notte tra Montecitorio e Palazzo Madama per capire chi, nel centrodestra, sta coi falchi e chi con le colombe. Alessandro Mazzoli, deputato viterbese del Partito democratico, li ha vissuti in prima persona quei due giorni. E li racconta.

La sensazione dopo la vittoria qual è?

Per la verità in queste ore abbiamo ben poco da gioire. Il primo pensiero è per la immane tragedia avvenuta al largo di Lampedusa.

La giornata clou per la fiducia a Letta?

Quella di martedì, quando il dissenso all’interno del Pdl è esploso.

Come ve ne siete accorti?

E’ stato un continuo circolare di numeri. Soprattutto nel pomeriggio. Fino a tarda notte è stato un rincorrersi di voci.

Cosa c’era di diverso rispetto alle altre sere?

Capannelli di deputati e senatori fuori dal Parlamento fino all’una di notte tra martedì e mercoledì. Prima Giovanardi aveva dichiarato che il numero dei pidiellini filogovernativi erano 40, poi c’era qualcuno che ne contava 18, altri 23. Non ci si capiva più nulla.

Cosa succedeva alla Camera mentre il presidente del consiglio teneva il suo discorso al Senato?

Noi stavamo votando alcuni provvedimenti.

E i deputati del Pdl?

In aula ce n’erano davvero pochi. Molti erano di fronte agli schermi lungo i corridoi o nel cortile interno di Montecitorio per seguire la diretta. Alcuni erano attaccati al portatile, altri al tablet. Ogni nuovo numero che usciva sui gruppi del Pdl pronti alla fiducia, si creavano capannelli di deputati.

E quando Berlusconi ha annunciato il sì alla fiducia?

In quel momento del centrodestra in aula non c’era quasi più nessuno. Erano tutti in riunione.

E quando sono rientrati in aula, qual era il loro atteggiamento?

Volti scuri e imbarazzati, soprattutto tra i falchi. La marcia indietro di Berlusconi è stato un colpo molto forte. Molti lasciavano anche trapelare la rabbia per una vicenda che non era andata come si aspettavano.

Cosa l’ha colpita di più di quei momenti?

Simone Baldelli, vicepresidente del Pdl alla Camera.

Perché?

Perché lui si è sempre dimostrata una persona molto determinata. Mercoledì era invece dimesso, imbarazzato. Gli argomenti sbandierati per mesi avevano perso la loro foga. Il suo intervento era piuttosto una difesa d’ufficio di Berlusconi: ha ribadito gli attacchi della magistratura ma con toni molto sommessi rispetto ad appena pochi giorni fa. Sul suo volto si leggeva la difficoltà, l’imbarazzo, lo spaesamento.

E il capogruppo Brunetta?

Più che il suo, è stato interessante l’intervento di Cicchitto. Non succede mai durante le dichiarazioni di voto che parlino due deputati per lo stesso partito. Tanto che Cicchitto ha rotto gli indugi e annunciato la presenza di 20 deputati e altrettanti senatori pronti a creare un gruppo a sé.

Gli altri partiti?

Il M5S, dopo la vergognosa aggressione alla dissidente Paola De Pin, era palesemente deluso per il risultato al Senato, visto che contava di andare a elezioni anticipate. Insomma, la stessa idea di Berlusconi. E non è la prima volta che Grillo e il presidente si trovano nella stessa posizione. La Lega ha votato no e così Sel, seppur con motivazioni ben diverse.

Ora che succede?

Il Governo esce rafforzato da quella che era una crisi incomprensibile. Ma per noi era e resta un governo di servizio, che deve affrontare le emergenze del Paese senza più i diktat di Berlusconi.

Berlusconi, come ne esce?

E’ stato sconfitto nello stesso partito di cui era capo e padrone. Una svolta storica. E’ la fine del suo protagonismo.

Avete brindato mercoledì sera?

Sì, con un gruppo di colleghi abbiamo brindato alla correttezza di Letta che ha portato la crisi in Parlamento e alla sua fermezza nel non volere un governo che tiri a campare. Abbiamo brindato al ruolo e alla fermezza determinanti di Napolitano.

E alla fine di Berlusconi?

Non abbiamo fatto nessuna festa. Ma siamo consapevoli che si apre una fase nuova.

Teme la creazione di un grande centro con adepti anche nel Pd?

Io al nuovo centro e alla nuova Dc non ci credo. Credo invece che stiamo andando verso un’evoluzione del sistema politico con una destra finalmente europea, moderna e moderata.

 

 

 

 

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19   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Per l’onorevole sposettiano Mazzoli sarebbe più proficuo tornare alla lettura di “Topolino” e continuare a spingere il bottone che gli garantisce la stozza invece che lanciarsi in spericolate analisi politologiche. Dia retta, onorevole, lasci le cose serie ai grandi.

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