Povero Marcello Meroi. Lui continua a dannarsi l’anima per tenere in piedi un ente che il Governo vuole mandare in soffitta, ma viene regolarmente tradito proprio da coloro che dovrebbero sostenerlo in questo suo immane sforzo.
Prima dello spettacolo indecente di ieri (sono oltre quattro mesi che la Provincia non riesce a eleggere un presidente del consiglio provinciale, causa beghe e faide all’interno della maggioranza) il nocchiero di via Saffi aveva lanciato l’ennesimo accorato grido di dolore nel corso del convegno organizzato dal Cal (Comitato delle Autonomie Locali del Lazio) dal titolo “Una proposta per una nuova governance per le comunità locali del Lazio”, svoltosi proprio nella sala del consiglio provinciale.
“Col termine autonomie locali – aveva detto Meroi – si intendono tutte quelle realtà istituzionali ed amministrative, direttamente elette dai cittadini. Organi democratici che, nonostante i tagli imposti dalla spending review, continuano a mantenere pressoché inalterata sul territorio la qualità dei servizi. Negli ultimi anni, l’organigramma delle autonomie locali previsto dalla Costituzione, è stato oggetto di ripetuti e fallimentari tentativi di riforma, tutti naufragati per evidenti vizi di incostituzionalità. Le Province sono stati gli enti che hanno risentito di più del clima di demagogia che, attraverso una cattiva informazione, è stato alimentato nel Paese. Più volte, ed in ripetute circostanze è stato dimostrato come le esigenze di risparmio e la lotta agli sprechi, anziché andare a colpire le tante strutture obsolete e realmente inutili che ancora pesano sull’apparato pubblico, vadano a penalizzare quegli enti, come le Province che, pur fra difficoltà di ogni tipo, riescono a fornire risposte al territorio”.
E ancora: “I partiti devono smetterla di spacciare questo taglio inutile, dannoso, costoso e demagogico, che tentano di contrabbandare come la panacea di tutti i mali della pubblica amministrazione, anche se ormai è chiaro che il solo trasferimento di personale e competenze dalle Province ai Comuni e alle Regioni comporterebbe un aggravio notevole di costi. Quello della soppressione delle Province è un problema politico che devono chiarire e superare i partiti, dato che a livello parlamentare non si risolverà mai”.
Meroi come l’ultimo giapponese che non sapeva che la guerra era finita da un pezzo. Se la Provincia è in grado solo di offrire lo spettacolo andato in scena ieri, oltre a consegnare qualche targa ricordo, meglio chiudere bottega. E mandare a casa tutti quei politici che occupano gli scranni di palazzo Gentili e che sono indegni di questo nome.
Un giapponese pro domo (leggi stipendiuccio) sua.