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Ma come è buono Vegnaduzzo all’ascolana

Matias Vegnaduzzo con la maglia dell'Ascoli

Matias Vegnaduzzo con la maglia dell’Ascoli

Che poi alla fine è giusto così. Perché così funziona il calcio visto dalla periferia, dal basso, dai campi di provincia, dove tutti sono di passaggio, nessuno è per sempre e ogni cosa può cambiare. Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume, come canta Battiato parafrasando Eraclito, collega di filosofia anche se in tempi più remoti. Non ci si può bagnare eccetera eccetera soprattutto se giochi in serie D, fai meraviglie, la tua società chiude i battenti e nel frattempo – giusto per incasinare ancor di più la situazione – arriva l’offerta che non si può rifiutare. E qui siamo a citazioni padrinesche, nel senso del capolavoro di Puzo prima e di Coppola poi. Ecco allora che Matias (una “t”, per favore) Vegnaduzzo ha fatto la cosa giusta, accettando la proposta dell’Ascoli, in Prima divisione di Lega Pro, e uscendo da certe dinamiche dilettantistiche che rischiavano di fregargli la carriera. E adesso, che sono passati un paio di mesi dall’inizio della stagione e uno solo dall’avvio del campionato, si comincia a pensare che sì, la scelta è stata azzeccata: due gol (uno in Coppa, mercoledì, contro il Rimini, e uno in campionato, appena domenica, contro il Grosseto di Camilli) e un futuro spalancato davanti.

Riassunto delle puntate prececenti, almeno in salsa viterbese. L’argentino di San Isidro, borgata della grande Buenos Aires, arriva a fine novembre 2011. Scappato in Italia per fuggire dalla crisi argentina, ha giocato sempre tra C1 e C2, sembra l’attaccante che serve alla squadra di Conticchio. E infatti: 13 gol, che alla fine però valgono soltanto la salvezza alla penultima giornata, poca roba. In estate, cambia tutto, il Vegna resta. Parte morbido, lento, appesantito da due mesi in patria, asado e fernet e coca cola, ritmi blandi, le cene in famiglia e con gli amici sul Rio de La Plata. Non segna, pure se Farris fa giocare i ragazzi sempre all’attacco. E’ autunno, cadono le foglie e rischiano di cadere pure le teste eccellenti. Qualcuno, genio, propone: cacciamo El Tanque e coi soldi d’ingaggio risparmiato ne prendiamo due, di attaccanti, ma buoni. E invece no, Vegnaduzzo resiste, e insiste, e poi ricomincia pure a segnare. Non più solo su rigore, ma di testa (tanti), di potenza, di culo (nel senso di fortuna). E’ lui, quello buono, hombres. Nella Viterbese che scala la classifica e va ai playoff e sfiora la Lega Pro è il cannone inesorabile. La Grande Berta. Ma c’è qualcosa che non va: mentre la squadra fa innamorare, la società è latitante, gli stipendi sono concetti sconosciuti, e tirare a campare è dura. Specie per chi, come Matias, è lontano da casa ed ha una moglie e una pupa da mantenere. Arriva il procuratore, nome da romanzo – Leopoldo Ciprianetti – e occhio furbissimo. Dice: “Se non pagano Vegnaduzzo lo porto via”. Bomba. E si viene a scoprire così che Vegnaduzzo, oltre ai soldi della stagione in corso, deve ancora prendere i mesi dell’annata precedente. Roba da denuncia al tribunale internazionale dell’Aia, per crimini contro l’umanità. Invece l’argentino resta, se ne frega, stringe i denti e tira la cinghia, per inseguire un sogno che sfumerà soltanto ad un passo dall’arrivo, non certo per colpa sua.

La vecchia Viterbese svanisce, squagliata dal sole estivo e dai buffi di anni di malagestione. I tifosi vorrebbero che nella nuova società, creata da Camilli per andarsi a riprendere di prepotenza la storia, resti anche il bomber. Si tratta, per settimane, con incontri al casello dell’autostrada e messaggi traseversali a mezzo stampa. Non ci si mette d’accordo, perché la pecunia qui conta, e l’agente di Vegnaduzzo forse ha in mano anche carte buone. S’inserisce la Sorianese, giusto per provare a rovinare la festa, ma si scopre presto che è un bluff. Alla fine, la Viterbese punta su altri – tutti giocatori di categoria – e Matias finisce ad Ascoli, appena retrocesso in Lega Pro. Prima è in prova, un co. co. co. che non conta niente. Ma s’impegna, suda, corre, lotta nelle partitelle e nelle amichevoli estive. Va a finire che i marchigiani lo prendono, e lo tengono. Lui ha i soliti problemi fisici, resta fuori, si cura, guarisce e oggi ritorna. Due gol in tre giorni, col gusto malandrino di aver purgato domenica anche il Grosseto di Camilli. E pure in Maremma.

E’ nata una stella? A trent’anni, e in un calcio dove i procuratori hanno gli occhi dappertutto, sembra difficile. Però Viterbo ne ha lanciati tanti, e poi li ha seguiti con affetto, Anche il Vegna potrebbe entrare a far parte dell’elenco,che comincia da Ezio Sella e finisce a Liverani e Gazzi e Bonucci. E alla fine, col senno di poi di cui sono piene le reti, va bene così: Vegnaduzzo che esplode, la Viterbese che rinasce anche senza di lui. Tutti contenti, perché tutti giochiamo la stessa partita, anche se su campi diversi.

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