02122024Headline:

Si spaccano pure i quattro gatti Udc

Francesco Bigiotti

Francesco Bigiotti

C’è un bel derby tra Comune e Provincia a chi fa il consiglio più inutile. O più incasinato. O più (involontariamente) comico. Dopo palazzo dei Priori – che la scorsa settimana ci ha regalato momenti indimenticabili per decidere sulla cittadinanza onoraria a Gigi Proietti – ieri è stata la volta dei mastini di palazzo Gentili. Alle prese teoricamente con un argomento ben più tosto – l’elezione di presidente e vicepresidente del consiglio stesso – eppure nient’affatto intimoriti. Ne è venuto fuori un bel teatrino, e naturalmente nessun risultato pratico, visto che le votazioni sono state rinviate alla prossima seduta, quando non si sa. Chi ci ha rimesso è Francesco Bigiotti, entrato in conclave da papa e uscito ancora da capogruppo dell’Udc, ma ci hanno rimesso anche i cittadini, che pagano fior di rimborsi chilometrici ai consiglieri, per non parlare della luce, dell’acqua, dei telefoni di un’amministrazione che va più piano di un Massa qualsiasi.

Ma andiamo con ordine. Che al primo appello, ore 10, manchi il numero legale non è una sorpresa, da queste parti. Il consigliere anziano Francesco Galli – che fa le funzioni di presidente e che le farà ancora per un po’, visto com’è andata a finire – aggiorna la seconda chiama alle 10.40. Si ammazza il tempo parlando del Governo, della fiducia, di Berlusconi. Dieci minuti alle undici, si sveglia l’opposizione, e chiede l’appello, “altrimenti ce ne andiamo”. Si fa la chiama, mentre il presidente Meroi fa un breve intervento chiedendo a tutti i partiti di sensibilizzare i rispettivi deputati e senatori affinché si battano per il mantenimento delle Province, e poi saluta per andare a Roma, dove deve intervenire ad un incontro dell’Upi, l’Unione delle Province italiane. Si va avanti senza presidente della Provincia e naturalmente senza presidente del consiglio. L’elezione sarebbe all’ordine del giorno, ma non c’è un accordo. Non  solo in maggioranza, già frastagliata per conto suo, ma anche all’interno della stessa Udc, che pure con quattro consiglieri riesce nella titanica impresa di spaccarsi. Come una mela, perfetta: due di qua (il capogruppo e candidato in pectore Bigiotti e il sutrino Casini da una parte, Galli e Meraviglia dall’altra). E così, se pure ai centristi spetterebbe quella poltrona in base alla spartizione – in perfetto manuale Cencelli – delle cariche dopo la crisi estiva, l’accordo non si trova. L’opposizione, per una volta reattiva, capisce. Chiede l’anticipo dell’ordine del giorno – per scoprire le carte della maggioranza – ma viene respinta.

“Non ci nascondiamo per niente, l’accordo sul presidente non c’è”, ammette Mantuano di Fratelli d’Italia. Si passa alle interrogazioni, con Laura Allegrini che chiede giustamente l’assestamento delle commissioni dopo le surroghe: “Sono qui da due mesi – dice l’ex senatora – e ancora non ho avuto modo di partecipare ad una commissione. Occhio, perché dall’inefficienza all’inutilità il passo è breve”. Si vota, si risistemano le commissioni.  Saladino lascia l’Italia dei Valori al solo Francola e crea il gruppo misto. Il Pdl, che pure aveva annunciato da tempo la trasformazione in Forza Italia – come già accaduto in Comune – ci ripensa, col capogruppo Capitoni che smentisce se stesso e congela l’operazione. Forse le scosse telluriche subìte dai berluscones a livello nazionale si sono avvertite fino a qui. Forse soltanto le idee non erano poi così chiare.

Intanto Bigiotti si mette seduto tra le sedie del pubblico, con la faccia un po’ così. Dovrà ancora aspettare, per essere eletto, oppure prevarrà la componente che vorrebbe Galli al suo posto. Di certo, il consigliere anziano fa fatica a tenere le redini dell’assemblea: divisa tra chi prova a fare qualcosa (ancora Mantuano, sull’arsenico), quelli che caldeggiano di “fare in fretta perché molti di noi dopo hanno degli impegni”, e chi, come Vincenzo Bruni, che torna a chiedere di “decidere un giorno fisso, una volta al mese, quando convocare il consiglio per non evitare scene come queste”. Parole al vento: niente presidente, niente vice, e ci vediamo la prossima volta. Va avanti così dai primi di luglio, e l’inerzia non sembra destinata a cambiare.

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22   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Lo stupefacente Bigiotti, se tra lavoro e cariche varie gli rimane un po’ di tempo, vorrebbe anche esordire come attore. Di palcoscenici già ne ha a sufficienza.

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