Se il Comune di Viterbo alla fine non dovesse riuscire a recuperare quei 102 mila euro e spicci, di chi si sarebbe la colpa? Parliamo dei soldi per i mancati “interventi migliorativi” che la Associazione sportiva Viterbese (attualmente società inattiva ma non fallita) avrebbe dovuto effettuare allo stadio Enrico Rocchi, come prevedeva il contratto di gestione.
Già, di chi sarebbe la colpa? Dei dirigenti della As Viterbese stessi, che di colpe ne hanno già collezionate un bel mucchietto? O ancora, della società di Benevento – questa sì fallita – che ha prodotto la fideiussione assicurativa che la Viterbese ha poi ha girato al Comune per garantire la gestione dello stadio? Oppure, terza ipotesi, la colpa sarebbe di quegli amministratori che all’epoca albergavano a palazzo dei Priori e che si sono fidati di una fideiussione assicurativa (e dunque non affidabilissima) per dare la concessione di un bene pubblico come lo stadio agli amici dirigenti gialloblu?
Domande più o meno inquietanti, responsabilità che forse non saranno mai accertate, ma che oggi di fatto stanno bloccando il definitivo sbarco della nuova Viterbese Castrense della famiglia Camilli a Viterbo. E già, perché il Comune si è impelagato in una missione che è sì legittima, ma piuttosto ardua: cercare di recuperare quei 102 mila euro – e dunque quella fideiussione – dal fallimento della società beneventana. Questo, dopo che dalla As Viterbese nessuno ha risposto alle richieste comunali (e ti pareva) e nessuno si è degnato, anche a parole, di promettere un interessamento. D’altronde, i vecchi dirigenti di via della Palazzina, in questo periodo, hanno un sacco di gatte da pelare. E siamo sicuri che quella polizza fideiussoria sia ancora incassabile? La società che l’ha emessa è fallita, e lo sappiamo, c’è da mettersi in coda al procedimento fallimentare. E se magari fosse stato commesso qualche errore nel pagamento delle rate annue di copertura? Un piccolo cavillo che fa saltare tutto si trova sempre, soprattutto in Italia.
Ma torniamo alla caparbietà che l’amministrazione Michelini sta mettendo in questa operazione impossibile di recupero crediti. Un’iniziativa – ripetiamo – legittima, anche perché ci sono di mezzo dei soldi pubblici, ma che rischia di far slittare alle calende greche l’arrivo di Camilli senza se e senza ma. E senza rischi di vedersi negare lo stadio – o l’agibilità dello stesso – magari alla vigilia di una partita, come è già accaduto un mese fa in occasione della sfida col Futbloclub. Che il Comandante si stanchi, o che si senta osteggiato o persona non grata, qui proprio a casa sua, sarebbe un guaio. E autolesionismo puro per chi vorrebbe vedere la Viterbese tornare ai piani alti del calcio, al professionismo.
A meno che non ci sia qualcuno che vuole prendere Camilli per stanchezza, e fargli abbassare la cresta, anche in un’eventuale prospettiva politica. Prima o poi si andrà a votare per qualcosa (in Italia si vota sempre per qualcosa), e l’imprenditore di Grotte, si sa, può dare sempre fastidio. A destra e a sinistra.
Si vede che era proprio un vizio dell’ex autista di Perugi ed ex sindaco quello delle fideiussioni tarocche (vedi anche il pasticciaccio brutto di Esattorie).