02122024Headline:

Chiesto un ennesimo vergognoso rinvio

Alvaro (Ricci), sempre più corsaro

Alvaro (Ricci), sempre più corsaro

“Ringraziamo l’assessore Ricci per aver portato in consiglio un argomento così importante” (Claudio Ubertini, Pdl). E ancora: “Apprezzo il coraggio dell’assessore Ricci” (Luigi Buzzi, Fratelli d’Italia). Non basta: “Questa è una delibera positivaaaa” (Gianmaria Santucci, FondAzione). E ascoltando gli incipit dei vari esponenti della minoranza, viene da pensare a quell’antico proverbio esquimese: se vuoi uccidere il lupo, spalma del miele sulla lama del coltello. Il miele si ghiaccia, il lupo lo lecca e si ferisce con la lama, muorendo lentamente, dissanguato.
Magari non saremo a questo punto d’efferatezza, ma che a certi ambienti dell’opposizione di palazzo dei Priori la chiusura del centro storico non vada (ancora) giù, è più di un’impressione. Lo si respira in questo consiglio comunale fiume in cui il centro storico è l’unico argomento all’ordine del giorno, e si farà tardi per esaurire la discussione e votare (o bocciare) gli emendamenti, prodotti in grandi quantità. E meno male che si parlava soltanto di indirizzi, mica punto per punto, tanto che lo stesso Ricci, nella sua replica finale, ha ricordato: “Qui non possiamo dare delle soluzioni ai problemi. Possiamo soltanto indicare delle linee d’azione generale, toccherà poi ai tecnici fornirci delle risposte, o una rosa di risposte dalle quali poi scegliere”. Come dire: piano con le pretese, parliamo, poi ascoltiamo, poi decidiamo.
Ma la storia è sempre la stessa, quando si parla di centro storico a Viterbo, unica città rimasta senza regole nell’emisfero occidentale e forse oltre. Ognuno ha sempre le sue proposte da proporre, le sue obiezioni da obiettare, i suoi distinguo da distinguere. E mentre la maggioranza sceglie la linea soft, con gli interventi di appoggio a Ricci affidati a Tofani (uno che sulla questione lavorò già in passato, seppur con altri colori), Insogna, Taborri e Moricoli, arriva dalla parte opposta della sala la strategia più sottile. Quella di spalmare la lama, appunto.

Un Suv a San Pellegrino: così si parcheggia a Viterbo

Un Suv a San Pellegrino: così si parcheggia a Viterbo

Comincia Ubertini, che dopo aver lodato Ricci e ricordato curiosamente come “le precedenti amministrazioni non abbiano avuto a cuore il problema, occupandosi dei quartieri periferici” (ma chi c’era, prima, a comandare?), dice che lui, loro, ci starebbero pure, ma. Ma? “Ma molti commercianti sono contrari a misure restrittive prima di Natale. Magari sarebbe meglio aspettare la prossima estate, col clima che favorirebbe anche le passeggiate senza auto”. E poi, un’altra annotazione che è una lapide: “Ho ascoltato gli esempi virtuosi di Siena, Ascoli, Lucca, Perugia. Tutte città che hanno chiuso i loro centri storici negli anni Ottanta, quando non c’era la crisi. Adesso invece non mi sembra il momento più adatto…” E te pareva. Per non parlare di un altro argomento altrettanto delicato come i fondi Plus, ottenuti dalla giunta Marini e ora gestiti da quella Michelini: qui, da parte dell’ex amministrazione, si avverte sempre tutta la cautela ad affrontare la questione, mista al timore che i progetti già pensati possano essere stravolti dai nuovi capi di palazzo dei Priori.
L’intervento di Santucci è più morbido, anche se non meno attento. C’è un accenno a come sia cambiato il centro, con meno traffico rispetto al passato dentro le mura e maggiore fuori. L’invasione di stranieri, con zone franche dove vigono tutte altre regole e ritmi rispetto al centro storico ancora viterbese. Con la necessità di pedonalizzare le piazze “anche più di quelle previste nella parte monumentale”. E con un dubbio: “Non vorrei che la chiusura al traffico trasformi il centro in un’immensa Mammagialla, una prigione anche per i residenti”.
E Fratelli d’Italia? Condivide l’idea di Ubertini di allungare la minestra (cioé i tempi del provvedimento) e rilancia: “La decisione deve essere condivisa al massimo, perciò proponiamo l’istituzione di un osservatorio, un tavolo di confronto tra tutte le parti in causa”. E si sa come (non) vanno a finire le cose, in Italia, quando si istituisce un tavolo di confronto.
E mentre il Movimento Cinque Stelle apre alla collaborazione con l’amministrazione non senza risparmiarsi una frecciate che fa male (De Dominicis: “Non sono viterbese, ma da quando vivo qui ho sentito tante chiacchiere sulla chiusura del centro e ho visto zero fatti”), la palla passa ad altri rappresentanti minori della maggioranza. Che non ci fanno sognare, a parte la solita Daniele Bizzarri. Tranciante, nel suo commento: “Facciamolo e basta, la gente, i commercianti, i residenti, si troveranno di fronte al fatto compiuto e col tempo ci farano l’abitudine”. Magari fosse così facile, signora mia.
Alla fine, tocca ad Alvaro il Corsaro difendere la sua delibera. E incassare anche l’attacco di un commerciante di San Pellegrino (il solito) che lo invita “a restare a Siena”, prima di essere ricondotto alla ragione – si spera – dall’intervento di una coraggiosa agente della Polizia locale. Così Ricci: “Intanto, non parliamo di chiusura del centro storico, di Mammagialla e altre amenità. Noi vogliamo rivalorizzare il centro, con una serie di provvedimenti logistici, culturali, economici che concorrano ad un unico risultato. Abbiamo deciso di parlarne qui, anche se avremmo potuto usare metodi diversi. Studieremo un modo anche per agevolare gli investimenti, l’apertura dei negozio, ma io ho un sogno: che tra 25 anni, quando lascerò questa carica, non ci sia più bisogno di incentivi da parte del Comune per aprire un’attività in centro. Dovrà essere il commerciante a fare la fila per lavorare in un centro trasformato, un gioiello”. E la risposta a tutte le (finte) leccate: “Io coraggioso? Coraggioso è chi non fa nulla, ma che ha il coraggio di andare in giro con la coscienza sporca”. Uno a zero per Ricci, prima della pioggia di emendamenti e del voto, in una giornata che nel bene e nel male passerà alla storia. Fosse che fosse la volta buona.

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21   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Leccate: un caso da manuale di excusatio non petita, accusatio manifesta.

  2. Giorgio Molino ha detto:

    Di fronte a certe intemperanze verbali da parte del pubblico, rimpiangiamo il tempo in cui la Destra era contro l’usura e gli usurai.

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