E va bene che si chiama Mongiardo, Melissa Mongiardo. Ha 29 anni, frequenta l’università degli studi La Sapienza di Roma, vive tra Viterbo e la Capitale.
E va bene che a Roma ha incontrato l’impegno politico, prima nei Giovani Democratici, poi nel Partito democratico.
E va bene che ha più volte spiegato che per lei la politica è passione, il suo principale oggetto di studio, di ricerca e di impegno, onde per cui si è candidata, lo scorso 26/27 maggio, al consiglio comunale del capoluogo, ed è stata eletta con la lista del Pd, forte di 170 preferenze.
E va bene che presiede la prima commissione consiliare permanente (Affari amministrativi generali, Uffici, Personale e Decentramento).
E va bene che nelle ultime settimane è salita di nuovo all’ onore delle cronache in qualità di vittima della guerra in corso di svolgimento nel suo partito per le primarie, legate a livello locale alla nomina di segretario cittadino e provinciale, a livello nazionale di segretario nazionale.
E va bene che la giovanissima Melissa (che tutti danno in quota della componente che fa riferimento al deputato Ugo Sposetti), candidata ampiamente annunciata per guidare il circolo Pd di Bagnaia, è stata poi uccellata (copyright Gianni Brera) sul filo di lana da Domenico Tarantino, che gli osservatori giurano e spergiurano si intruppi tra le schiere del deputato Giuseppe Fioroni.
E va bene che “quanto accaduto a Melissa Mongiardo è grave e inconciliabile con la mia impostazione congressuale”, ha commentato schiumando rabbia il segretario provinciale Andrea Egidi.
E va bene che l’affranta Melissa ha rilevato nella sua bacheca Facebook che i suoi avversari interni “hanno fatto passare la voglia di fare politica ad una ragazza di 29 anni”.
Povera Melissa: ha dovuto sperimentare sulla sua pelle che quelli del Pd sono buoni a nulla, ma capaci di tutto.
Anche leggere le molteplici trombonate, spacciate per acute analisi politiche, del pensionato di turno fa passare la voglia di leggere le cronache politiche
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