Rapido. Frenetico. Vulcanico. A tratti persino spiritoso. Il blitz di Vittorio Sgarbi ha illuminato il pomeriggio viterbese. E ha portato un sacco di buone notizie per il Natale e per la cultura di questo territorio. Si parla di arte ovviamente, nel senso più alto del termine, specie quando di mezzo c’è il divino ferrarese. La mostra che il Comune organizzerà in sala Regia dal 14 dicembre, con due capolavori di Sebastiano Del Piombo – la Flagellazione e la Pietà – si allarga, come un virus buono che contagia tutto il centro storico. Fino ad arrivare nella chiesa del Gonfalone, in via Cardinal La Fontaine, dove c’è già uno splendido Romanelli e dove, dalla collezione privata di Sgarbi, sarà esposta un’opera di Ignaz Stern, conosciuto anche in Italia come Ignazio Stella. Si tratta della Natività, uno dei lavori più celebri del pittore austriaco manierista, e vissuto tra il 17esimo e 18esimo secolo, in qualche modo legato con la Tuscia, visto che un quadro di suo figlio Ludovico è stato rinvenuto recentemente a Ronciglione.
Sgarbi gira per la chiesa senza sosta. Parla, spiega, chiede, gesticola e sposta. Sale anche sull’altare, ad un certo punto, ma non per un blasfemo delirio d’onnipotenza (che pure ci starebbe, visto il personaggio), piuttosto per verificare che i candelabri e i lampadari non intruppino la visuale di chi verrà a godersi lo spettacolo. Ripete: “Sublime, sublime”. Poi spiega: “La nativitá, la flagellazione e la pietà – dice Sgarbi, accompagnato dall’assessore alla Cultura Giacomo Barelli -, in un percorso ideale intorno alla vita di Cristo. Ho risposto volentieri alla chiamata del Comune di Viterbo, e qui vengo sempre con piacere, perché è una città meravigliosa, dove tra l’altro ho anche tre o quattro fidanzate… Sabato 14 ci sarò, farò il vescovo che viene a benedire questa bella iniziativa”.
E il critico d’arte terrà anche una specie di lectio magistralis, una presentazione e spiegazione, con riferimenti tecnici, artistici, storici e di costume, di quelle che lo hanno reso celebre e apprezzato, delle opere.
Dopo un salto al chiostro longobardo di Santa Maria Nuova, Sgarbi saluta e riparte. Resta l’assessore Barelli, che ringrazia l’ospite e aggiunge: “Sgarbi è sempre disponibile quando si tratta di valorizzare le bellezze della nostra terra. Un compito che ci sta a cuore e che cercheremo di curare sempre più in futuro. In particolare, con questa iniziativa, possiamo mettere in mostra i quadri che sono dei gioielli, tenere aperta la chiesa del Gonfalone, che è un altro tesoro dei viterbesi, e riqualificare in generale il centro storico. I due capolavori di Del Piombo, il Romanelli o lo Stern sono già un piatto ricco, ma la nostra intenzione è quella di portare fuori un domani tutti i gioielli artistici viterbesi”. Sovrintendenza permettendo, ma ci sarà tempo per parlarne.
Ah, per la cronaca: nella mezz’oretta viterbese Sgarbi non ha pronunciato neanche una volta l’ormai celebre esclamazione: “Capra”. Sarà l’aria buona della provincia, ad avergli messo giudizio?
Sgarbi non ha gratificato nessuno con l’epiteto capra? Strano, ne aveva una, bella grossa e ottusa, vicino…