27042024Headline:

Un altro balzello sull’edilizia

cantiere_sicurezzaC’è stato un periodo a Tuscania nel quale tutti acquistavano la famosa bibita gasata a stelle e strisce. Uno del posto aveva raccolto diverse etichette e spedendole alla casa madre si era aggiudicato una Y10. A Soriano invece, sempre qualche anno fa, il paese intero si è messo in testa di bere la medesima acqua minerale. L’unione fa la forza. E tappo dopo tappo il comune cimino è arrivato a vincere una piscina olimpionica. Questi sono solo due esempi locali di come il marketing abbia trovato nel tempo una facile modalità per fidelizzare i clienti. Al fine di far lievitare fatturato e pubblicità.

Basta però girare la frittata (abitudine consolidata nello Stivale) per passare dal premio alla batosta. Il Governo infatti, attraverso il Ministro del Lavoro, annuncia l’istituzione di una patente a punti in edilizia. Ideata per gestire la qualificazione delle imprese di costruzioni, ai fini della loro partecipazione ad appalti e per accedere a finanziamenti pubblici. “L’introduzione di un simile dispositivo è quanto di più lontano possa esserci dal concetto di semplificazione – tuona Andrea De Simone, direttore di Confartigianato Viterbo – é difficile capire come l’ennesimo balzello burocratico che duplicherà oneri economici e adempimenti amministrativi, potrebbe essere in qualche modo d’aiuto alle aziende italiane. Un groviglio burocratico che, peraltro, penalizza le piccole realtà”.

Un giochino che costerebbe alle imprese non meno di 300milioni di euro. Dando loro un discreto colpo di grazia, come se poi soffrissero già poco. La perdita ammonta a 122mila addetti e 61.844 aziende. Una strage.

Interviene a proposito anche Ivan Malavasi, presidente Cna: “Questa proposta duplica in maniera costosa, e poco efficace, strumenti già previsti nel Testo unico sulla sicurezza. Infatti, la continua verifica dell’idoneità tecnico-professionale delle imprese deve essere sempre effettuata, dai committenti o dai responsabili dei lavori”. Perché quindi introdurre un ulteriore costoso passaggio? Sempre Cna, settore Installazione impianti, conferma: “Tante norme regolamentano già i requisiti che si devono possedere per esercitare l’attività di installatore. Anziché tagliare, si continuano ad alimentare costi e adempimenti. Ora basta”.

Una tassa come tante si direbbe. Tutt’altro che utile nonché ben distante dal concetto di semplificazione più volte esternato a gran voce. “Al di là di qualsivoglia teoria sulla necessità o meno di questo nuovo strumento – conclude di nuovo Andrea Di Simone – quello che dobbiamo impedire è che le nostre imprese edili finiscano con il soccombere sotto il peso di continui oneri procedurali ed economici”.

Altro che raccolta punti.

 

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