È tempo di fare i conti a Ronciglione. E senza la serva. Perché ognuno c’ha messo del proprio, stile tavola rotonda. Dunque, il Cubo festival è terminato. Spesa totale sei settemila euro. Sono passate sulle sei settemila persone. In sostanza, se ognuno di loro s’è fatto almeno un caffè, la città ha chiuso in pareggio. Considerando il freddo, l’orario prolungato della manifestazione, e il sorriso stampato sul volto degli esercenti, si direbbe proprio le cifre sono altre e quindi l’esperimento è perfettamente riuscito. La parola passa perciò al direttore tecnico, Italo Leali.
Innanzitutto, come siete riusciti a contare le teste?
“E’ una media. Con cinquanta eventi era impossibile star dietro a tutti”.
Non è allora che avete gonfiato i risultati?
“Al massimo ci siamo tenuti stretti”.
La solita risposta da volpone.
“Tutt’altro. Così risultano cinquanta persone a evento. Solo Crepet e Covatta ne hanno fatti due e cinquanta l’uno”.
Loro le punte di diamante?
“No. Domenica in quattro appuntamenti abbiamo toccato i seicento”.
E vai a capire quanti sono passati davanti alle installazioni fisse.
“Già”.
Soddisfatti?
“Stanchi. Ma molto soddisfatti”.
Cosa si può migliorare?
“Tante cose. La qualità degli ospiti. Il budget. La pubblicità. La logistica”.
E cosa invece va buttato via?
“Nulla. Semmai c’è da rivedere i dettagli”.
Che tipo di pubblico ha girato?
“Questo è un aspetto interessante. Direi globale”.
Nel senso?
“Tanti ronciglionesi. Ma pure gente dalla provincia. Eppoi, Roma. Addirittura Napoli”.
E la cosa si rifarà?
“Certo. Siamo già partiti”.
Per il Cubo bis?
“Chiaro. Quattro giorni però. Cinque, sei , sette e otto. Che c’è il ponte”.
Ammazza, tutto pianificato.
“Qualche telefonata pure. Ma i big li sveleremo con calma”.
E ti pareva.
“Scaramanzia. Però diciamo subito che potenzieremo teatro e artisti di strada. Concentrandoli nel borgo”.
Cuore della manifestazione.
“Non solo. Si cercherà di abbellire le aree più degradate”.
Un modello esportabile. Si direbbe.
“Certo che si. Ovunque. Ma non ci pensiamo”.
Altrimenti ve ne andate subito?
“No. Ronciglione ha risposto così bene. Vorremmo rimanere e crescere insieme”.
Il concerto di beneficenza Cuore jazz invece?
“Ottimo. Buon incasso. Ma non siamo qua per dare cifre”.
Chiudendo, ‘sta benedetta Tuscia ha fame o no di cultura?
“Tanta. Abbiamo sfatato questo tabù”.
E le pare poco?
“Non solo. Siamo anche riusciti a cooperare”.
Alla faccia delle malelingue.
“La professionalità premia. Sempre”.
Mentre l’ottimo Italo Leali si fa un gran Cubo, il pessimo Philip Red from Trieste una volta di più dimostra che di cultura senza kappa non capisce un tubo.