Mazzola stavolta senza Rivera, ma con Caci. Sandrino Aquilani e Luisa Ciambella (nelle veci di sindaco, con Michelini sulla via del ritorno dalla vittoriosa trasferta di Baku). E ancora: il giovane Romoli e Lucia Catanesi, il caninese Pucci, Gianluca Angelelli. Tutti insieme, fascia tricolore sul petto, sotto la Prefettura. Assenti pochi, e magari giustificati.
La protesta dei sindaci della Tuscia è compatta e soprattutto trasversale: destra e sinistra e centro, nord e sud, teverini e falisci e tirrenici e lacustri e anche ex, vista la solidarietà espressa per esempio da Giulio Marini. Tutt’insieme contro un sistema che asfissia, strangola lentamente e con dolore le amministrazioni locali. Il patto di stabilità, le tasse sui rifiuti e sugli immobili che trasformano i sindaci in esattori dei loro stessi concittadini, il calo e il ritardo dei trasferimenti dal Governo. Aspetti che rendono quella fascia troppo pesante da indossare, in tempi come questi. E invece loro, una cinquantina, oltre alla fascia ci mettono anche la faccia: è la prima iniziativa del genere, a quanto si sa, in Italia. “ E la nostra compattezza dovrebbe far riflettere – dicono alla fine – Il nostro è un segnale forte e chiaro”.
Un segnale girato anche al rappresentante del Governo sul territorio, e cioè il prefetto Antonella Scolamiero. Che ha ricevuto la delegazione, ha preso in consegna il documento elaborato dal gruppo (nel quale, oltre ad elencare le difficoltà, si avanzano alcune proposte urgenti, come l’uso della Banca depositi e prestiti per i Comuni, l’utilizzo dei cassintegrati nella pubblica amministrazione, l’eliminazione di alcune spese dal patto di stabilità, per evitare di sfondare il plafond) e si è impegnata per organizzare un incontro col ministro per gli Affari regionali e le autonomie Graziano Delrio.
I sindaci hanno fatto la loro parte, con una protesta bipartisan che è anche un’alleanza per il territorio. Quello che preoccupa è che questi amministratori siano stati costretti ad improvvisare la manifestazione: dove sono finite le altre istituzioni che dovrebbero fare da tramite col Governo centrale? La Provincia si trascina lentamente verso lo svuotamento, e forse lo ha già anticipato nei fatti, visto che ormai ha poco potere e su poche questioni. La Regione è sorda, chiusa al sicuro delle sue mura, tra rimborsi spese folli e manie di protagonismo che arrivano fino a Bruxelles e Strasburgo. Non rimaneva che la via autonoma, ed eclatante, di scendere in piazza. Adesso bisognerà aspettare se da Roma qualcuno avrà intenzione di fare qualcosa, o comunque almeno di rispondere per cortesia.
I sindaci della Tuscia alzano la voce
di Andrea Arena
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Che brutte facce da politicanti spendaccioni a favore dei propri clientes…