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L’università in soccorso del problema arsenico

saladino_ruggieri_meroi_michelini“Arsenico; aspetti biomedici, agroalimentari e idrogeologici”: dal convegno organizzato dalla Provincia in collaborazione con l’università della Tuscia, l’Enea e l’Arpa Lazio, tante proposte per uscire da un’emergenza che impedisce a gran parte dei cittadini della Tuscia di aprire i rubinetti delle loro abitazioni e vedere scorrere acqua potabile.

Una proposta inedita è stata esplicitata da Raffaele Saladino, docente di biorganica applicata e chimica organica, nonché consigliere provinciale, che ipotizza lo studio su 600 volontari disponibili a sottoporsi “agli esami clinici necessari per correlare la concentrazione di arsenico inorganico presente nei loro fluidi e materiali biologici (sangue, saliva, unghie e capelli) con biomarcatori del metabolismo e dell’apparato genetico. L’obiettivo è quello di verificare la possibilità di applicare strategie biotecnologiche per la riduzione e il controllo dell’arsenico nel territorio”.

Un’altra, accarezzata da tempo dal sindaco Lenaordo Michelini, è stata illustrata dal professor Vincenzo Piscopo, secondo il quale vanno prelevate acqua sotterranee nei punti dove il contenuto di arsenico è più basso, ovvero  è necessario intercettare le falde sospese che potrebbero soddisfare il fabbisogno dei piccoli comuni.

Gli interventi accademici sono stati salutati con soddisfazione dai rappresentanti delle istituzioni. “Quando il territorio – ha detto il presidente della Provincia Marcello Meroi –  può avvalersi di professionalità e competenze come quella del professor Saladino e di suoi autorevoli colleghi, queste potenzialità devono essere necessariamente valorizzate. Con l’aiuto degli esperti che conoscono bene la materia e le sue implicazioni sull’organismo umano, sulla catena alimentare e sull’ambiente, puntiamo al conseguimento di una progettualità concreta, non effimera, che sappia fornire soluzioni definitive e che non sia limitata a tamponare l’emergenza, lasciando senza risposte la legittima richiesta di sicurezza che arriva dai cittadini.

Dal convegno è venuta anche una certezza: che i dearsenificatori non bastano e bisogna cercare nuove soluzioni e risparmiare sui costi. “Era il momento giusto per questo incontro – ha sottolineato il professor Silvano Onofri – perché dopo il momento di allarme e di soluzioni tampone, si deve riprendere il discorso e trovare soluzioni praticabili. E’ stata già avviata una sperimentazione a Corchiano per cercare fonti di acqua non contaminata e trovare una soluzione a lungo termine“.

“Con il problema dell’arsenico abbiamo perso una battaglia – ha aggiunto Leonardo Michelini – il territorio ha perso. Dobbiamo attivarci per trovare una soluzione definitiva con impianti nuovi rispetto a quelli fatti. E l’Università è importante in questa situazione”. Sulle stessa linea il consigliere regionale Riccardo Valentini “Servono soluzioni nuove nuovi acquedotti, nuovi pozzi, nuove sorgenti, le idee ci sono”. Anche perché, come ha rilevato l’assessore provinciale all’Ambiente Paolo Equitani, “è stato un errore spendere tanti soldi per i dearsenificatori che sono una soluzione temporanea”.

“L’importante incontro sul tema dell’arsenico è un altro concreto esempio – ha concluso il magnifico rettore Alessandro Ruggieri – di come l’Università della Tuscia possa essere al servizio della collettività nel cercare di risolvere i problemi del territorio. Non solo. L’Unitus si propone agli enti locali con una sola voce, come un corpo unico, con soluzioni frutto di un’intensa collaborazione di ricerca tra i vari Dipartimenti che prospettano come sempre soluzioni scientifiche d’avanguardia”.

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    E che philipredfromtrieste c’è da studiare? A’ Sor Sinnico, vogliamo l’acqua senza arsenico, ci siamo rotti i cosiddetti di pagare bollette per un’acqua che non è potabile con tutto quello che questo comporta (acquisto di acqua minerale e file alle casette dell’acqua). Fate attenzione all’ira dei miti…

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