Ato. E cioé Ambito territoriale, quello sicuramente, ma sulla terza parola “ottimale”, beh, i dubbi sono una cascata. Ieri mattina erano in sette i sindaci della Tuscia presenti all’assemblea in Provincia. Sette (in rappresentanza di Bolsena, Canino, Castel Sant’Elia, Monterosi, Vignanello, Vitorchiano e Viterbo) e neanche troppo magnifici, visto che sono quel che restano di un fallimento. Il fallimento del pubblico nella gestione dell’acqua.
Il presidente Meroi, alla fine, non ce l’ha fatta più, e si è dimesso: “Non è più ammissibile andare avanti in questo mondo, ogni volta siamo di meno, nonostante i miei appelli alla responsabilità”. E dunque ecco le dimissioni del presidente (della Provincia) da presidente (dell’Ato, appunto). Un gesto estremo, che apre la strada alla nomina di un commissario straordinario da parte della Regione, possibilmente il prima possibile.
Eppure, ieri come nelle altre ultime volte, c’erano parecchie cose da affrontare, tipo i problemi del servizio idrico e soprattutto quello dell’aumento della tariffa. Chissà perché i primi cittadini della Tuscia non hanno risposto alla convocazione. Forse perché ritengono ormai l’Ato – così inserito nell’amministrazione provinciale – un organismo ormai poco decisivo e decidente, come la Provincia stessa, del resto? Oppure perché hanno realizzato, come in premessa, che la gestione pubblica dell’acqua sia un fallimento? A sostegno della tesi, va registrato non solo il fallimento dello stesso Ato, ma anche quello della Talete: a questo proposito, è indicativa la rinuncia del centrosinistra, qualche settimana fa, circa la nomina di un nuovo presidente. Hanno preferito lasciare lì Marco Fedele, sulla tolda di comando, a cuocersi a fuoco lento.
Perché la politica non decide. Perché la politica non vuol decidere. Si rifiuta di farlo. Andando anche contro il risultato di quei referendum che avevano sentenziato in Italia che la gestione dell’acqua dovesse essere pubblica. Ma, di fronte a un simile sfacelo, che ha fatto perdere la pazienza anche a uno come Meroi, forse nella Tuscia è arrivato il momento di cambiare registro.
E allora, ecco la domanda finale, che non deve essere poi vista come troppo provocatoria: non sarebbe più opportuno, a questo punto, lasciare la gestione dell’acqua ad un soggetto privato? Magari interessato (perché business is business) ma sicuramente più puntuale e professionale degli organismi pubblici. Che stanno dimostrando di essere assolutamente impermeabili alla questione. E dire, che gli amministratori sarebbero stati eletti anche per questo. Anche.
E intanto i nostri fedeli eroi continuano a erogare acqua all’arsenico e a mettersi in saccoccia bei soldini (nostri).