Mutuando uno storico detto lacustre, sponda capodimontana, si può tranquillamente affermare che l’inverno è lungo e il Porcellum è corto. L’inedita sinistrorsa proposta elettorale, l’Italicum, è appena giunta sui tavoli dei Palazzi (in barba al Mattarellum). E nel marasma generale ognuno si fa i propri conti. Viterbopost ha aperto un forum cittadino tra le forze sociali per avere le reazioni a caldo. Sugli umori futuri e su cosa non convince.
Innanzitutto c’è da capire come si sta comportando il neosegretario del Partito Democratico, Matteo Renzi. A quarantacinque giorni dalla carica di sicuro non è facile tirate un bilancio, considerando soprattutto i tempi biblici della politica nazionale. Ma il fiorentino è uscito allo scoperto, e quindi qualcosa si può già dire. “Credo che Renzi possa far bene sia al Pd che all’attuale governo – attacca Davide Delli Iaconi, per Unindustria – Certo ora attendiamo i fatti, di parole se ne sono sentite anche troppe. Serviva una voce fuori dal coro, e lui è qualcosa di diverso”. Praticamente d’accordo Andrea De Simone, Confartigianato: “Se ha creato confusione e mal di pancia anche ai suoi significa che si sta muovendo alla grande – confessa – E’ uno critico, anche con la sua parte. Stiamo a vedere. O siamo alle prese con un genio, oppure finirà stritolato nella morsa del centrodestra (non necessariamente il Nuovo, ndr) come tutti i predecessori del resto”.
Ma tornando all’Italicum, piace? “L’aspetto positivo è che si va verso la stabilità – commenta Luigia Melaragni, Cna – Unica e prima necessità del Paese. Ok anche il cammino sulla via del bipolarismo, che assicura scarsa altalenanza. Bene infine la rapidità d’esecuzione. Non entro poi al di dentro di cifre e percentuali, se al modello occorrano modifiche e aggiustamenti è logico che si facciano. Il confronto a questo dovrebbe servire, anche quello interno, vedi Cuperlo…”. Parere totalmente inverso invece per Fortunato Mannino. “Ancora una volta il cittadino esce sconfitto – dice il segretario provinciale Cisl – La legge elettorale va cambiata, non si discute. Ma senza preferenze non ci sarà mai un ricambio in primis. Secondo poi si perderà l’attaccamento del politico al territorio. Per non parlare della guerra di posizione che porterebbe questo bipolarismo con liste bloccate imposte dall’alto. È umiliante”.
C’è inoltre da considerare il discorso legato al doppio turno (definito anti-larghe intese) se nessuno supera i trentacinque punti percentuali. “Mi sa che la vera novità è proprio questa – stavolta tocca a Miranda Perinelli, Cgil – Per il resto anche io rimango dubbiosa sulle liste bloccate (dato confermato praticamente da tutti, ndr). Hanno paura che le preferenze diventino voto di scambio, ma l’espressione di una democrazia non può risiedere altrove”.
L’uscita dal Porcellum quindi è necessaria all’unanimità. Così come unanime è il giudizio sull’incontro tra Renzi e Berlusconi: “Tra leader è ovvio e doveroso il dialogo. Saranno quelle le parti che si andranno a scontrare del resto”. Curioso però, a tal riguardo, il parere della Perinelli, che prima conferma quanto detto poi si sbottona: “Non vorrei che la sinistra con Renzi abbia fatto una scelta boomerang. Occhio che ritorna. E nulla di male che si sia visto col Cavaliere. Quel modo di fare rampante e vulcanico anzi li accomuna. Parecchio…”. (Pier)Matteo è avvisato.
Io non voglio che una minoranza (35%) possa cambiare la Costituzione di TUTTI con una maggioranza (regalata) che non ha.
“Il piccolo costituzionalista” di Matteo Renzi è in vendita in tutte le librerie. Sconsigliata la lettura a cespugli e pentastellati.