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Cotral, un’azienda in via d’estinzione

cotral rielloCiò che all’estero viene definito col nome di corrispondenza, ossia la discesa da un mezzo e la risalita su un altro, al fine di raggiungere un dato luogo, in Italia si chiama coincidenza. E questo già la dice lunga. Prendiamo ora in esame Viterbo, località pressoché priva di aziende produttive. Al grido di “il lavoro mobilita l’uomo” ogni giorno una provincia sana si sposta verso quello che non a caso – sempre fuori confine – si identifica come travaglio. Una delle mete più ambite è senza dubbio Roma. Uno dei modi per arrivarci è salire su un autobus. Per gli Indiana Jones di turno comunque c’è sempre il treno, ma questa è un’altra storia.

L’impresa in blu che domina la zona da tempi remoti è il Cotral, ora senza A davanti. Un esercito di macchine tra il turchese e l’elettrico che tocca le mete più disparate. Da Pianiano a Tessennano, per intenderci. Se qualcosa nella piramide parastatale Cotral non funziona, son dolori per tutti. Ci si aspetta quindi che ogni dettaglio sia curato in modalità certosina. E invece?

“E invece le vetture sono ridotte in condizioni vergognose – scrive la signora Elena Angiani – piene di infiltrazioni d’aria e d’acqua. Le porte non chiudono a dovere, i riscaldamenti funzionano quando capita, le obliteratrici vanno a fasi alternate. Come se non bastasse, molte corse, parlo per quanti come me tirano verso Roma, vengono soppresse senza preavviso”. E cosa ne pensano ai piani alti? “A Viterbo ci dicono che non sono al corrente delle decisioni prese a Roma – prosegue – e a Saxa Rubra proprio non rispondono. E noi, in tutto questo, continuiamo a pagare biglietti e abbonamenti”.

Proviamo a far chiarezza. Il terminal della città dei Papi, noto a tutti come Riello, è affollato di personale vario. Poco propenso al dialogo. Soltanto un caffè disinvolto strappa una confessione da “caso umano” a un autista che rimarrà nell’anonimato (giustamente, ognuno ha i suoi mutui). “Non funziona nulla – confessa a testa bassa – a a farne le spese siamo solo noi, che ci mettiamo la faccia, e i pendolari”. Ma cosa non gira a dovere? “E’ un cane che si morde la coda – aggiunge – perché ogni deposito ha una quantità di mezzi ko incredibile. Per ripararli ci vuole una vita. In più, le visite frequentissime all’officina costano, in quanto sono in appalto a ditte esterne. Non solo, la benzina che utilizziamo, altro appalto, è di pessima qualità. Fai pochi chilometri e ti si blocca il motore. Col conseguente disservizio, arrabbiature varie, e nuovamente dal meccanico. Ci sarebbero altre cose da aggiungere, comprese le minacce e i soprusi che subiamo. Diciamo solo però che quando uno di noi, per motivi vari, si trova a non poter guidare, di norma subentra il sostituto. Pagato, sia chiaro. Il più delle volte questi non ha un bus a disposizione. Quindi non può intervenire. È folle”.

La situazione appena descritta è ormai calcificata. E nessuno pare voler intervenire per migliorarla. Come mai? “Non ne siamo al corrente – chiude – e ce lo domandiamo da sempre. Ma non ci danno risposte. Abbiamo solo capito, con l’esperienza, che manca la volontà di agire. E che dentro le alte sfere si sta probabilmente tramando per arrivare ad altro. Forse vogliono addirittura chiudere l’apparato”.

Che dire, buon viaggio.

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2   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Tranquilli, che la regione Lazio lo sfascio del Cotral lo farà pagare molto salato ai contribuenti.

  2. pascal91 ha detto:

    La regione Lazio è una cloaca… ma un referendum per unire la provincia alla toscana non ci converrebbe seriamente? Là almeno la regione funziona

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